Foto: Martegani
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Una paletta dei finanzieri, un pacchetto di sigarette, un tampone per i timbri, l’acqua dell’Isonzo, un calice usato per brindare all’ingresso della Slovenia in UE: oggetti che prendono vita e raccontano le storie delle due Gorizie ancora separate da un rigido confine, a disposizione dei visitatori nel nuovo museo del Lasciapassare/Prepustnica.
La struttura, realizzata un anno e mezzo fa nel posto di dogana del valico del Rafut (a pochi metri da un altro museo, quello del contrabbando, allestito nell’area di confine slovena) raccoglie oggetti, ma soprattutto immagini ed esperienze multimediali, per raccontare com’era la vita ai tempi del confine.

Foto: Martegani
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Nato poco più di un anno mezzo fa, il museo ha inserito nuovi contenuti, tradotti non solo in italiano e sloveno, ma anche in inglese, e consente ai visitatori di rivivere il periodo del confine, anche grazie a dieci oggetti appoggiati su un tavolo che, una volta posizionati su un sensore, attivano testimonianze e documentari sugli schermi collocati sul muro. Anche all’esterno del posto di confine sono stati allestiti cartelloni informativi e immagini.
All’esperienza dei visitatori (proprio oggi nella struttura è giunto un gruppo di guide turistiche) contribuisce anche il Museo del Contrabbando, vicino fisicamente, a poche decine di metri in linea d’aria, ma anche idealmente, perché fa parte di un unico racconto, quello di un’area separata da un confine rigido, che ha perso consistenza fino a sparire nel 2004, quando la Slovenia entrò in Europa, per poi tornare, anche se provvisoriamente, da poco più di un anno con i controlli ai confini: una misura che tutti i presenti si sono augurati possa cessare il prima possibile.

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Per ora però si pensa alla Capitale europea della Cultura, e a far conoscere la realtà di Gorizia e del territorio. “Tutti coloro che verranno qui – spiega Fabrizio Oreti, assessore alla cultura del Comune di Gorizia – vorranno capire perché Nova Gorica e Gorizia sono diventate Capitali europee della cultura, perché sono riuscite a superare un confine che è diventato una frontiera, una chiusura che è diventata un'apertura. C’è curiosità verso piazza Transalpina, che consente di mettere un piede in Italia, uno in Slovenia, a cavallo dell'Europa, ma qui al valico del Rafut, tra Nova Gorica e Gorizia i visitatoti respireranno quello che è stato realmente il confine. Ecco perché due musei complementari, uno del Contrabbando a Nova Gorica, mentre a Gorizia s potranno toccare con mano e respirare le storie dei cittadini, che racconteranno quello che veramente realmente accadeva qui, qualcosa di unico e speciale. Questo è veramente un luogo simbolo, che permetterà a tanti di capire perché Nova Gorica e Gorizia sono diventate Capitale della Cultura all'interno di questo grande evento che durerà un anno.”

Foto: Martegani
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Oreti ha confermato di puntare molto proprio sul racconto dell’esperienza vissuta dalle due città, dal dopoguerra all’ingresso in UE: “È per questo - dice - che in questo museo abbiamo voluto soltanto le storie dei cittadini”. “Se fate caso, non ci sono le storie degli storici, degli studiosi0, dei politici, ci sono storie dei cittadini, perché qui, attraverso le loro storie, vogliamo valorizzare e potenziare quello che è un bagaglio culturale identitario che deve restare. La Capitale europea della Cultura è un punto di partenza, non d'arrivo, perciò da questo luogo sarà importante per l'Italia, per la Slovenia, ma anche per l'Europa. Perché qui siamo diventati un simbolo di pace, integrazione, civiltà e quieto vivere reciproco da entrambe le parti”.

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Il museo, realizzato con fondi regionali dal Comune di Gorizia in collaborazione con l’associazione Quarantasettezeroquattro, ha visto proprio in questi giorni un ampliamento degli orari di visita: tutti i giorni è visitabile liberamente l’area esterna, mentre le sale interne saranno aperte sabato e domenica, ma sono prenotabili anche delle visite a richiesta durante la settimana.
Alessandro Martegani