Dopo le recenti fumate della Ferriera di Servala, nella vicina Trieste si è riaperto il dibattito sull'inquinamento provocato dall'impianto siderurgico, che sarà colpito da pesanti sanzioni da parte della Regione. A puntare il dito su tre episodi di fumate da parte della Ferriera di Trieste è lo stesso assessore regionale all'Ambiente, Fabio Scocimarro, che ha preso in esame quanto accaduto i giorni 31 maggio, 11 luglio e 31 luglio, quando delle alte colonne di fumo e polvere si sono levate dall'impianto siderurgico di Servola. Scocimarro sottolinea la necessità di garantire la doverosa trasparenza e di dare ai cittadini, che hanno inviato segnalazioni e richieste, un chiarimento in merito alle iniziative che la Regione ha preso nei confronti di Siderurgica Triestina. L'assessore all'Ambiente ha inoltre spiegato che la Giunta sta lavorando per cercare di riconvertire l'area a caldo, dialogando con la proprietà della Ferriera per mantenere il livello occupazionale ed in modo da non azzerare gli investimenti industriali.
Intanto un primo ed importante passo per il futuro è l'annunciata disponibilità di Siderurgica Triestina a valutare la dismissione dell'area a caldo, dopo la decisione dell'Authority portuale di avviare una stima del valore del sito di Servola, nella prospettiva di un subentro di soggetti pubblici o privati interessati ad uno sviluppo logistico.
Negli scorsi giorni, inoltre, un altro caso grave di inquinamento, legato al mondo del lavoro, si è registrato in uno stabilimento a Monfalcone, per una verifica radiometrica, a seguito di un problema tecnico, ovvero la fuoriuscita della sorgente di Iridio 192 da una macchina per gammagrafia. Tre operai della ditta hanno subito danni da irraggiamento e sono stati ricoverati negli ospedali di Gorizia e di Ravenna. Nessuno di loro è grave. Sul posto, infatti, oltre ai vigili del fuoco di Gorizia, all'Arpa e all'Ispettorato del lavoro, è intervenuto anche il nucleo radiologico dei vigili del fuoco di Trieste che ha escluso contaminazioni sia interne che esterne al sito. La procura di Gorizia ha aperto un'inchiesta.
Davide Fifaco