Con il taglio del 40% delle risorse e con il nuovo Decreto Sicurezza si va a colpire duramente il diritto all'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati e rifugiate, oltre a ridurre la libertà di azione delle persone che sono già inserite nel sistema stesso. Vengono inoltre colpiti tutti i lavoratori impegnati nell'accoglienza, che rischiano di perdere il lavoro e rimanere disoccupati. Nella sola Trieste, ad esempio, sarebbero più di 150 le persone che perderebbero il lavoro, come ci ha raccontato uno degli operatori di queste realtà, Alessandro Papes dell'Ics: “siamo qui in piazza perché vogliamo mobilitarci a difesa di un modello di accoglienza che si è costruito negli anni e con molti sforzi da parte di tantissime persone, che hanno lavorato e portato buone pratiche in territori diversi, dal nord al sud del paese. Il decreto Salvini mira ad annientare il sistema dell' accoglienza diffusa, rendendolo insostenibile, ed a tagliare una serie di diritti per i richiedenti asilo e rifugiati, che sono considerati come un problema sociale, non come delle persone. Oltre a togliere i diritti fa anche dei tagli consistenti ai servizi alla persona che gli enti che gestiscono l'accoglienza, come il mio, ovvero l'ICS di Trieste, si trovano a dover far fronte con risorse inesistenti a questi servizi, che sono servizi sostanzialmente di integrazione, come l'insegnamento della lingua italiana.
L'Italia ed il governo dichiarano, con questo decreto, che i richiedenti asilo non devono neanche parlare, non hanno bisogno di esprimersi, devono starsene in silenzio parcheggiati in centri collettivi gestiti in modalità assistenziale con vitto e alloggio, e da operatori che dovrebbero solamente sorvegliare controllare, in maniera da escluderli dalla vita pubblica e allontanarli dalle città.
Inoltre vogliamo difendere il nostro lavoro perché attraverso la difesa del nostro lavoro difendiamo anche un servizio che deve rimanere dignitoso per le persone che vengono accolte. Ricordiamo che queste persone, richiedenti asilo e rifugiati, sono tutelate dalla costituzione italiana. Sono persone non autonome e vulnerabili, che hanno bisogno di una serie di servizi socio-assistenziali che gli devono essere garantiti. Con questi tagli il governo vuole eliminare questi servizi, quindi vuole tagliare personale. Si stima che a Trieste ci sono circa 200 persone a rischio licenziamento, in regione più o meno 500 mentre a livello nazionale si parla di 20.000 lavoratori che rimarranno a casa; noi non ci stiamo! Ci mobilitiamo in tutte le città d'Italia, le manifestazioni stanno andando avanti dallo scorso novembre e continueremo a farlo per rivendicare un modello di accoglienza dignitoso ed ancora migliorare quello che di buono si è fatto in questi anni e quindi noi continueremo a essere in piazza da qui in avanti non solo a Trieste ma in tutti i territori".
Davide Fifaco