Continua la polemica sulla mozione proposta dal consigliere Piero Camber ed approvata dal Consiglio regionale del Friuli – Venezia Giulia che vuole privare di fondi pubblici chi nega o riduce il dramma delle foibe e dell’esodo. Dopo una serie di sottoscrizioni contro la mozione, l’Unione degli istriani ha promosso una raccolta di firme a favore della decisione del Consiglio regionale. L’obiettivo evidente è quello di raccogliere più sottoscrizioni dei detrattori dell’iniziativa.
Il presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota chiarisce che la sua vuole essere una presa di coscienza rispetto alla polemica in atto. “Volevamo capire – afferma- l’interesse da parte della popolazione, degli esuli e di chi sente l’esigenza di questa giusta mozione. Il risultato è stato eccellente. Questa mattina abbiamo superato le 1500 adesioni, senza contare le firme cartacee che abbiamo iniziato a raccogliere ieri mattina nella nostra sede”.
Qualcuno dice che volete porre dei limiti alla ricerca storica?
“No! Né l’Unione degli istriani né il sottoscritto hanno intenzione di porre alcun freno. Ho dimostrato più volte che l’organizzazione sotto la mia presidenza è più che liberale, quindi la ricerca non va in nessun caso intralciata o stoppata. Se qualcuno fa polemica è perché si sente in pericolo, ovvero fa del negazionismo. Non credo sia il caso del professor Pupo e nemmeno dell’Istituto (regionale per la storia della resistenza n.d.a), anche se su alcuni lavori di quest’ultimo si potrebbero fare degli approfondimenti. Chi ha sollevato la polemica lo ha fatto forse senza valutare bene che il provvedimento del Consiglio regionale non andava in alcuna maniera ad intaccare la libertà di ricerca e quella di diffondere qualunque tipo di tesi sulla storia del confine orientale, dell’esodo e via dicendo e nemmeno privare qualcuno del diritto di parola e di opinione. Questo, a mio avviso, è chiaro, così com’è chiaro che questa è una polemica strumentale che strumentalmente è stata fomentata".
Nella mozione Camber c’è però l’accenno al Vademecum prodotto dall’Istituto.
“Il documento non l’ho fatto io. Non mi occupo di politica e non sono affiliato in alcun partito”.
C’è la sensazione che le organizzazioni degli esuli, dopo aver portato a conoscenza la loro storia a livello nazionale, adesso vogliono custodirne la memoria ed anche la corretta interpretazione.
“Se parliamo di corretta interpretazione qui apriamo un dibattito che non finisce più, bisogna capire che cosa vuol dire. È come parlare della verità storica. Si tratta di una questione estremamente difficile da fissare e definire. 1500 firme sono state raccolte in gran parte nel Friuli- Venezia Giulia e non tutte sono di esuli, c’era la necessità di porre un freno ai finanziamenti pubblici, in questo caso parliamo dei fondi regionali, a chi fa negazionismo, cioè nega la portata delle foibe, nega che le foibe siano state una delle concause dell’esodo di quasi 350.000 istriani fiumani e dalmati”.
Il dito è puntato su Claudia Cernigoi ed il suo gruppo.
“Io non ho mai puntato il dito contro persone specifiche: parlo di chi fa negazionismo. Fare ricerca storica non è facile, è molto difficile, molto complesso. Bisogna accontentare tutte le parti, bisogna capire che cosa vuol dire essere degli storici. Sicuramente c’è una differenza tra storico militante e storico non militante, questo la dice lunga anche sui risultati che si raggiungono”.
Raoul Pupo è uno storico militante?
“Non so se Pupo sia o meno uno storico militante. Sicuramente faceva parte di un partito, che non era proprio quello dell’1% (la Democrazia Cristiana n.d.a.). Poi si è dedicato anima e corpo allo studio. Lo ha fatto bene e noi lo abbiamo sempre apprezzato. Certamente qualche volta è stato ripreso perché alcune cose possono essere poco condivisibili, ma penso che sia una cosa normale. Lungi da noi, quindi, definire Pupo uno storico negazionista, sul discorso della militanza lo saprà lui, ma parliamo di un partito che oramai non esiste più da molti decenni. Lo storico comunque è finanziato, le ricerche sono finanziate e c’è sempre qualcuno che paga gli storici. Non parlo di Pupo naturalmente, ma io ho sentito degli storici parlare dello stesso argomento in tre modi diversi a seconda dell’auditorio a cui si rivolgevano. Posso pensare che uno storico, se parla davanti ad una platea di esuli accentui o si soffermi di più su alcuni aspetti rispetto ad altri, se invece si trova davanti a persone con sensibilità diverse utilizzerà altri argomenti. Questo penso sia abbastanza normale, ma va detto”.
Ci sono delle firme eccellenti tra quelle che avete raccolto?
“Ci sono firme eccellenti di giornalisti, anche di politici. Credo che andremo avanti con la raccolta fino alla conclusione del mese poi di queste firme non ne faremo granché. Era un modo per dire che la nostra raccolta ha trovato maggiori riscontri rispetto a quello auspicato da chi l’ha promosso questo tipo di azione”.
Stefano Lusa