Un libro simbolo per la letteratura slovena e un gruppo che ha fatto la storia della musica del paese, uniti in un unico spettacolo - evento ricco di contenuti e suggestioni.
É l’impossibile progetto realizzato dai Laibach, che metteranno in scena al Rossetti di Trieste uno dei quattro spettacoli dedicato ad “Alamut”, il libro di Vladimir Bartol, scrittore nato proprio a Trieste, che, utilizzando una storia ambientata nella Persia dell’undicesimo secolo, tracciava in realtà una critica al partito fascista e al totalitarismo.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

Una storia che i Laibach, come hanno confermato a Trieste Ivan Novak e Luka Jamnik, protagonisti della scena musicale da oltre 40 anni, hanno sentito vicina, e non solo perché giunge da un autore sloveno, avviando una collaborazione con compositori e musicisti iraniani, e creando non un’opera, ha detto Novak, ma un “poema sinfonico” in nove movimenti, composto assieme ai musicisti iraniani ldin Samimi Mofakham e Nima A. Rowshan della Teheran Symphony Orchestra.
Nello spettacolo, in anteprima a Trieste il 15 ottobre, con repliche a Zagabria, Lubiana e Francoforte, è stata coinvolta anche alla RTV Slovenia Symphony Orchestra diretta dal M° iraniano Navid Gohari, il gruppo vocale Human Voice Ensemble di Teheran, il Gallina Vocal Group e l'orchestra di fisarmoniche femminile AccordiOna, creando uno spettacolo di assoluto impatto, unendo differenti culture e suggestioni

Foto: Martegani
Foto: Martegani

Un autentico evento che, ha sottolineato Ivan Novak, ha anche comportato un incubo organizzativo, visto il numero degli artisti e le strutture convolte nel progetto.
Quello che più conta però è il messaggio, che trae ispirazione dal motto “Nulla è vero, tutto è permesso”, principio supremo degli Ismailiti descritto nel romanzo, che si basa sulla negazione di tutte le dottrine e le tradizioni, ed esprime lo scetticismo filosofico più radicale e nichilista. Una sorta d’ispirazione per i Laibach e anche molto attuale, come ricorda Luka Jamnik: “Pensiamo - ha detto - che quest'opera sia ancora importante perché parla di cose che contano in questo momento, come la volontà di potere, l'estremo cinismo in politica, il fanatismo religioso, la manipolazione totale, e, anche se non letteralmente, la realtà virtuale, come si può manipolare la gente con cose immaginarie, un tema sempre più attuale con l'IA. Bartol è nato a Trieste e noi siamo di Lubiana, ma stiamo parlando di un fenomeno globale, che ha avuto luogo in Iran nell'undicesimo secolo, ma sta ancora accadendo, sta accadendo ovunque e ora, e questo è il motivo per cui penso che valga la pena vedere questo spettacolo”.

Foto: Teatro Rossetti
Foto: Teatro Rossetti

Nell’opera principi di nichilismo radicale s’intrecciano con la poesia persiana classica di Omar Khayyam, i versi sensuali di Mahsati Ganjavi con i suoni derivati dalla tradizione iraniana, nella storia la propaganda ismailita dell’undicesimo secolo viene raccontata con i suoni industrial inconfondibili della band, che ha scelto Trieste per l’anteprima in Europa, nonostante il capoluogo giuliano e l’Italia in generale non siano stati in passato una piazza facile per i Laibach, che in 40 anni si sono esibiti a Trieste, a pochi chilometri da casa, solo quattro volte: “Non so cosa dire, non è facile per noi suonare in Italia – dice Ivan Novak - , ci abbiamo provato molte volte, ma la maggior parte delle volte non ci siamo riusciti”.
“L'Italia - spiega - ha qualche problema con noi, forse perché veniamo dalla piccola Slovenia, forse perché veniamo dall'Est, anche se quando ci siamo esibiti in Corea del Nord che hanno descritto come il primo gruppo occidentale che si esibiva in quel paese. La verità è che molti italiani non sapevano nemmeno dove fosse la Slovenia, e quando nelle interviste abbiamo spiegato loro che siamo molto più vicini a Venezia noi rispetto alla maggior parte dell'Italia, ancora non riuscivano a capire dove fosse: penso che sia perché c'è troppo buon cibo in Italia e la gente non pensa a nient'altro”.
“Scherzi a parte, non so cosa dire: forse se fossimo stati gruppo tedesco o inglese, penso avremmo avuto un pubblico molto più grande in Italia, ma dal momento che siamo sloveni non è successo. A Trieste ci siamo esibiti due volte al teatro sloveno e due volte a Miela. Solo a Londra ci siamo esibiti 40 volte, ma in Italia no. Dovremmo venire qui molto più spesso: Albano viene in Slovenia quasi ogni due mesi, quindi spero che in futuro le cose migliorino e devo dire che ultimamente stiamo ricevendo alcune proposte davvero buone dall'Italia, abbiamo avuto alcune recensioni interessanti, e proposte di collaborazione con alcuni teatri indipendenti. Faremo questo spettacolo l'anno prossimo, credo a Bologna e Ravenna. Le cose stiano cambiando: magari nei prossimi quarant'anni faremo altri quattro spettacoli a Trieste”.

Alessandro Martegani