La sinagoga di Trieste
La sinagoga di Trieste

Una giornata che ha segnato una nuova e triste data da ricordare nella storia del popolo ebraico e di Israele.
Quasi un anno fa, il 7 ottobre del 2023, Hamas portava a termine uno degli attacchi terroristici più efferati della storia, attaccando a sorpresa, facendo 1200 vittime, e sequestrando 200 persone, 100 delle quali ancora nelle mani dei terroristi. Quella giornata e quelle vittime saranno ricordate anche a Trieste, la sera del 6 ottobre, con una cerimonia civile e religiosa all’interno della Sinagoga della città, organizzata fra gli altri dalla Comunità ebraica e dall’Associazione Italia Israele.
Sarà una sorta di anticipazione della cerimonia nazionale in programma il 7 ottobre a Roma, aperta a tutti coloro che vogliono partecipare, e vedrà anche l’intervento in remoto di Angelica Edna Calò Livne, testimone diretta della strage.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

“Questo evento – ha spiegato il rabbino capo di Trieste Alexander Meloni - ha creato una frattura e un cambiamento radicale in tutto il mondo: non ha colpito solo Israele e il popolo ebraico, ma tutto il mondo occidentale. Il senso della manifestazione è far prendere coscienza che il vaso di Pandora dell’antisemitismo è stato aperto: ormai ci si sente liberi di esprimere concetti antisemiti senza sentirsi una persona disprezzabile, e noi siamo preoccupati, come tutte le comunità ebraiche nel mondo”.
Nella locandina che annuncia l’evento (la sinagoga verrà aperta alle 18:00, e la cerimonia inizierà alle 18:30 con l’intervento delle autorità, e la funzione religiosa con preghiere in ebraico tradotte in italiano) c’è la foto di un neonato, un bambino che ha passato tutto il suo primo anno di vita come ostaggio, nei tunnel, e, ha aggiunto Meloni, “ormai nessuno sembra particolarmente preoccupato di questo: con il tempo la questione degli ostaggi è sempre più secondaria, nascosta”.
Soprattutto però, Meloni ha posto l’accento sul fatto che il 7 ottobre ha segnato un punto di svolta, dando il via alla rinascita di sentimenti apertamente antisemiti, mascherati o meno da critica alla politica israeliana. “Per la prima volta dopo la guerra – spiega - degli ebrei sono stati di nuovo uccisi in quanto ebrei in un modo barbaro, violento e quasi con esultanza. È il primo pogrom del ventunesimo secolo, ma perpetrato tra l'altro in Israele, il luogo che è stato creato per proteggere il mondo ebraico. In un primo tempo, effettivamente, c'è stata solidarietà e addirittura compassione per quello che è successo, ma poi, molto rapidamente, si è passati alla critica ad Israele”. “Qualcuno ha detto che è successo perché se la sono un po’ cercata, dunque non sono del tutto innocenti, e dal ‘non sono totalmente innocenti’, si è passati al ‘sono completamente colpevoli’, e dunque se lo se la sono meritata, perché ‘Israele è un paese colonialista’, perché ‘hanno rubato la terra e la Palestina’, Sono però tutti i falsi storici: la parola Palestina è una parola estremamente moderna, è stata inventata dai romani, questa terra si chiamava prima Israele, e ancor prima che ci fossero gli ebrei si chiamava Canaan, ed era di altri popoli di cui non esiste più alcun discendente oggi. Questo tipo di antisionismo, che diffonde false teorie, è l’altra faccia dell'antisemitismo”.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

La comunità ebraica, afferma Meloni, guarda con preoccupazione alla guerra in corso, ma per parlare di pace, dice, bisogna chiamare entrambe le parti alla proprie responsabilità, senza confondere aggressori e aggrediti. “Si chiede sempre a un solo interlocutore come si può ristabilire la situazione, si chiede sempre a Israele ‘farete la pace? Volete la pace?’. È una domanda lecita, solitamente è il più forte che deve fare lo sforzo per la pace, ma in questo caso non è Israele il più motivato alla guerra, è l'altra parte, è il mondo palestinese, il mondo islamico estremo”.
“Finché non si farà pressione sulle giuste organizzazioni e sui giusti paesi, non ci sarà mai la pace; se non si fa pressione su Hamas, se non si fa pressione sulla jihad islamica, se non si fa pressione su Hezbollah, sull'Iran, la pace non ci sarà mai, perché sono loro che hanno in mano le chiavi della pace, e sono loro che hanno in mano anche le chiavi della violenza”.
“È questo l'errore: si colpevolizza sempre Israele, ed è questo l'antisemitismo. Anche all'ONU è la stessa cosa: si colpevolizza sempre Israele, ma gli altri dove sono? Non è che Israele reagisca così, perché la mattina si è svegliato e ha avuto la fantasia di usare la forza. Finché questo non avverrà, non vedo un futuro molto roseo, onestamente”.
“Le critiche al governo di Tel Aviv – ha concluso - sono lecite, soprattutto quando vengono dall’interno del paese, ma le critiche verso Israele spesso sono a senso unico: non vedo le stesse critiche all’Iran o a Hamas. Il fatto che, ad esempio, la popolazione civile sia colpita è una cosa vera ed è un fatto tragico, ma nessuno dice che i civili vengono usati come scudi umani da Hamas e da Hezbollah. Chi non lascia le aree soggette ad attacco, nonostante gli avvertimenti dell’esercito, lo fa perché non può, non perché non vuole farlo”.

Alessandro Martegani