Niente più stazioni progettate da Fuksas, arretramento della stazione vicina alla città, deposito cabine e motori della funicolare a Bovedo. Sono alcuni degli aggiustamenti apportati alla linea funicolare voluta dal Comune di Trieste, che oggi ha presentato il progetto definitivo dell’opera da più di 60 milioni di euro finanziati con i fondi del Pnrr.
Il piano, è stato depositato la scorsa settimana, e prevede una linea funicolare con quattro stazioni, da Opicina al bosco del Bovedo, fino al Molo IV, con una fermata intermedia la Polo museale. Non ci sono più le discusse stazioni progettate dall’architetto Fuksas (solo i progetti preliminari erano costati 135 mila euro), contestate dal Ministero dei beni culturali, sostituite da strutture meno avveniristiche ma anche meno impattanti sullo scenario di Porto Vivo.
La linea scorrerà sopra il parco lineare (il progetto di viale alberato da 23 milioni di euro che partirà fra pochi mesi) sul retro degli storici edifici, parallelamente al progetto del viale monumentale, lasciando, ha sottolineato il direttore del Dipartimento Territorio, Ambiente, Lavori pubblici e Patrimonio Giulio Bernetti, tutto lo spazio a disposizione dei cittadini dei turisti, cosa che non sarebbe possibile con una linea di tram, ha aggiunto, e offrendo ai passeggeri una vista spettacolare del Porto vecchio e poi del Golfo in fase di risalita.
Accanto alle stazioni saranno realizzati dei parcheggi e delle fermate degli autobus, la stazione di Bovedo sarà anche collegata con un ponte e una cremagliera al Faro della Vittoria, mentre la stazione più vicina alla città sarà integrata in una struttura che comprenderà anche una nuova piazza sul tetto dell’edificio.
Il sindaco di Roberto Dipiazza e gli esponenti della Giunta hanno sottolineato come si tratti di un’opera che, nonostante le polemiche e i pareri contrari, guarda al futuro della città, alla necessità di una struttura che garantisca la mobilità delle 20 mila persone al giorno che si sposteranno nelle rinnovate aree del Porto vecchio, ora ribattezzato Porto Vivo (un’area in cui il Comune di Trieste ha già investito oltre 150 milioni di euro tra risorse proprie, ministeriali, regionali e fondi vari), in modo ecologico, lasciando la macchina nei parcheggi dedicati, e anche rapidamente, visto che per andare da Opicina al Molo IV saranno necessari poco più di dieci minuti. “La cabinovia – ha detto il Dipiazza - che contribuirà ad alleggerire il problema della viabilità di via Commerciale e di Strada del Friuli e contemporaneamente sarà anche una grande attrazione turistica.”
Dipiazza ha detto di attendere serenamente i giudizi del Tar sul progetto, e ha anche rinviato al mittente le critiche di Vittorio Sgarbi, sottosegretario ai beni culturali che aveva stroncato l’opera, rivendicando la responsabilità delle decisioni sull’infrastruttura, che, ha ricordato, era stata inserita nel programma elettorale che la maggioranza dei cittadini ha votato alle ultime elezioni.
Rinviate al mittente da parte della Giunta anche le critiche sull’utilità della Cabinovia e le cifre diffuse quasi settimanalmente il comitato No-Ovovia, che ha anche presentato un ricorso al Tar per bloccare l’iter. “I nostri dati sull’impatto ambientale e sulla riduzione delle emissioni grazie alla cabinovia sono stati elaborati da esperti della Regione e dell’Università di Padova”, ha detto Bernetti, ricordando che “il progetto è stato proposto dal Governo ed è stato inserito nei lavori della Commissione Europea già nel luglio del 2021, nel regime 1, come investimento che contribuirà sostanzialmente al raggiungimento dell'obiettivo della mitigazione dei cambiamenti climatici”. “Questi sono fatti – ha ribadito –, tutte le critiche invece sono di pancia e non hanno alcuna base scientifica”.
“Il progetto – ha aggiunto l'assessora comunale ai Lavori Pubblici, Elisa Lodi - è stato promosso come sostenibile e innovativo: non è un libro dei sogni, ma l'opera che verrà realizzata dall'ingresso del Molo IV fino al parcheggio di Opicina. Il cambiamento delle stazioni – ha sottolineato - è avvenuto in un tempo antecedente di quasi un anno rispetto alle dichiarazioni di Vittorio Sgarbi. Grazie al progetto di riqualificazione del Porto Vecchio, una parte di città attualmente non usufruibile diventerà vivibile”.
"In questa città spesso si commettono due errori – ha dichiarato l'assessore alle Politiche Finanziarie, Everest Bertoli -: il primo è non avere la capacità di guardare a quello che sta nascendo, non con gli occhi di oggi, ma con gli occhi di quello che sarà il Porto Vecchio e la città tra dieci, quindici anni, un'area completamente rigenerata, dove ci saranno migliaia di persone che lavoreranno e vivranno. Il secondo errore è la sindrome del Not In My Back Yard, Non nel mio cortile, secondo cui si può fare tutto purché non sia fatto nel mio giardino. Questa è un'idea futuribile per la città perché un conto è preservare per valorizzare, un altro è cristallizzare, e sono convinto che nei prossimi tre, quattro anni riusciremmo a cambiare l'aspetto del Porto Vecchio”.
Alessandro Martegani