Sono tornati nel luogo della memoria, quel “Magazzino 18”, ora trasferito al Magazzino 26 del Porto vecchio, che più di altri luoghi simboleggia l’esodo e raccoglie, accanto agli oggetti e alle immagini, anche disperazione e paura, coraggio e speranze dell’esodo.
Il museo, curato dall’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, ha ricevuto la visita di una delegazione dell’Associazione Italiani di Pola e Istria - Libero Comune di Pola in Esilio. L’Associazione, ormai da anni, organizza delle visite nella città d’origine, Pola, con la collaborazione con le comunità degli italiani, e delle attività culturali per conservare la memoria dell’esodo. “Organizziamo questi viaggi ormai da anni - dice la presidente dell’Associazione, Graziella Cazzaniga Palermo –, unendo attività d’intrattenimento ad incontri con le comunità degli italiani, che ci hanno sempre accolto benissimo e con affetto, a momenti come questo, di approfondimento e cultura”.
La visita di oggi (organizzata nell’ambito del 67 esimo incontro culturale del esuli da Pola), ha visto la partecipazione, fra gli altri, della vicesindaca di Trieste Serena Tonel, dell’assessore regionale Pierpaolo Roberti, e del presidente di FederEsuli Renzo Codarin, oltre al direttore dell’Irci Piero Delbello, e ha portato la delegazione fra le masserizie che testimoniano il dramma dell’esodo: oggetti spesso senza un proprietario, ritratti senza un nome, mobili senza una casa, oggetti che però rappresentano un filo diretto con il passato, e che trasmettono emozioni, come conferma Graziella Cazzaniga Palermo. “Si provano le stesse emozioni tramandate dai partecipanti al raduno. Io - spiega - non sono io un’esule: mio marito è la persona che mi ha introdotto in questo mondo. Io ho origini friulane, sono nata in Lombardia ma ho origini friulane, e queste cose le sentivo da piccolina, ma a scuola non le ho mai imparate. Quando ho cominciato a conoscere mio marito e mi ha raccontato il passato, si è aperto quel cassettino che avevo riempito da bambina e sapevo tutto. Stare con loro è veramente un arricchimento spirituale”.
Nel gruppo ci sono anche dei giovani, un dato che fa ben sperare le comunità degli esuli. “Abbiamo cominciato a interessare i figli, i nipoti. - dice la presidente dell’Associazione -. Cerchiamo di portarli il più possibile e cerchiamo di stimolare queste visite nei luoghi delle loro delle radici e dei loro avi, perché è importante che sappiano e che vedano: vedendo con gli occhi quello che si racconta in casa, arriva anche a loro la consapevolezza della nostra storia”.
Anche i rappresentanti delle istituzioni presenti, hanno sottolineato il valore del Magazzino 18 per la conservazione della memoria di fatti, ha detto Roberti, “che per decenni si era voluto negare”. “Ora invece se ne parla, e il fatto che questo museo sia stato posto nel Porto vecchio, che diventerà il centro della vita culturale di Trieste, testimonia l’importanza che le istituzioni attribuiscono a questa realtà”.
Renzo Codarin ha ricordato i passaggi vissuti dalle comunità degli esuli, da momenti come il memorandum di Londra e dal trattato di Osimo, che hanno sancito il definitivo passaggio delle terre di origine alla Jugoslavia, fino a riconoscimenti come il Giorno del Ricordo, e l’apertura del museo, che hanno permesso di rendere evidenti e conosciuti fatti troppo a lungo ignorati. “Venire qui – ha detto Serena Tonel – è un atto di rispetto verso la storia”.
Alessandro Martegani