La via per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni. Queste parole di Karl Marx esprimono i sentimenti provati dalle minoranze linguistiche italiane, in primis quella slovena del Friuli Venezia Giulia, davanti alla proposta di legge che due deputati della Lega, il veneziano Alex Bazzaro e il varesino Matteo Luigi Bianchi hanno presentato lo scorso gennaio per ampliare la lista delle lingue minoritarie in Italia.
Attualmente in Italia le lingue riconosciute sono dodici, ed il loro utilizzo viene garantito dalla legge 482/1999, che i due leghisti vorrebbero cambiare introducendo una miriade di dialetti, che secondo loro sarebbero in questo modo salvaguardati.
Un modo per sdoganare la volontà che esiste da sempre tra i leghisti di far riconoscere come lingue, alcuni dei dialetti "padani", che come il veneto non hanno ancora ottenuto lo status di lingua; nonostante il tentativo, proprio nel caso della parlata di Meneghello, di sdoganarla attraverso le proposte di leggi regionali e di un referendum locale, che stenta, però, a raggiungere le agognate 50 mila firme utili per la sua indizione.
I leghisti, però, a quanto pare non si scoraggiano e cercano nuove vie per compiacere il loro elettorato. Il problema è che un intervento di questo tipo rischia di minare le tutele di quelle che sono comunità linguistiche secolari che rappresentato veri e propri gruppi nazionali.
Nel caso degli sloveni del Friuli Venezia Giulia, ad esempio, se la legge fosse cambiata introducendo anche il resiano tra le “lingue minoritarie” tutelate a livello nazionale, delle quali viene garantito l’insegnamento a scuola e l’uso pubblico; ciò significherebbe andare contro la politica linguistica da sempre portata avanti dalla minoranza slovena in Italia, che ci tiene a distinguere tra la sua lingua nazionale, il cui utilizzo è garantito su tutto il suo territorio di insediamento storico, e i vari dialetti, che sono considerati una ricchezza da difendere a livello locale ma senza le tutele della lingua slovena.
Perciò da Trieste e Gorizia si sono già alzate le prime proteste contro la modifica di questa legge, che dovrebbe essere discussa in parlamento il prossimo dicembre, che se passasse rischierebbe di mettere in discussione lo status di comunità linguistiche storiche dell’intera penisola.
Barbara Costamagna