Piazza della repubblica di Monfalcone, città scelta a causa della forte presenza d’immigrati e delle polemiche che hanno accompagnato la gestione da parte della sindaca Anna Maria Cisint, è stata occupata pacificamente da almeno 3 mila persone che hanno risposto all’appello lanciato attraverso i social dalle Sardine, il movimento nato per protesta contro Matteo Salvini in Emilia Romagna, ma diventato ora il rifermento per una politica diversa.
“Il Friuli Venezia Giulia si Slega”, era lo slogan riportato su molti cartelli a forma di pesce: un riferimento diretto a Matteo Salvini e alla Lega, che però, così come la sindaca leghista della città, non sono mai stati nominati direttamente.
Nel corso della manifestazione non sono mancati i riferimenti alle politiche sull’immigrazione e sulla convivenza, in una città che vede una presenza massiccia d’immigrati bengalesi, ma anche romeni e cinesi, che fanno di Monfalcone un simbolo delle politiche della Lega.
“Abbiamo pensato di scegliere un luogo simbolo di un certo modo di fare politica - ha spiegato la portavoce delle Sardine per il Friuli Venezia Giulia Ilaria Cecot - che usa le istituzioni per fare propaganda e in qualche modo orientare il sentire della gente. Ci sono due modi di fare amministrazione: quello che risponde ai fatti e ai bisogni dei cittadini e quello che invece usa l'istituzione per fare propaganda politica. A nostro avviso – aggiunge - Monfalcone è l'esemplificazione dl secondo caso”.
Proprio l’intervento di un rappresentante della comunità bengalese è stato il più applaudito, in particolare quando ha ricordato i milioni d’immigrati che lavorano regolarmente nel paese e pagano le tasse: “Il problema dell’Italia – ha gridato - non è l’immigrazione ma è la mafia”.
Nel corso degli interventi è stata anche rinviata al mittente l’accusa di fare politica “contro” e non “per” realizzare qualcosa, sottolineando come le Sardine non siano contro la politica, ma vogliano solo una politica diversa, che eviti divisioni e odio sociale. “Non penso - spiega sempre Ilaria Cecot - che le sardine sia venute qua per manifestare contro qualcuno: noi semplicemente rivendichiamo una politica diversa, una politica seria, che non usi le istituzioni come mezzo per il proprio tornaconto elettorale, che risponda semplicemente alle necessità dei cittadini. Non abbiano scelto Monfalcone per manifestare contro il sindaco Cisint, ma per dire che esiste un altro modo di fare politica.”
Nel corso degli interventi è stata anche letta anche una lettera (in risposta al manifesto con cui la sindaca Cisint aveva dato ironicamente il benvenuto ai manifestanti ed elencato quanto fatto in città dalla sua amministrazione) che ha sottolineato i problemi sociali e i disagi per gli immigrati causati, è stato detto, dall’attuale amministrazione.
Il raduno è stato concluso da un abbraccio di gruppo, simbolo dell’empatia che secondo gli organizzatori sarà l’arma con cui le Sardine sconfiggeranno chi vuole il male del paese, e dall’ormai tradizionale “Bella Ciao”, canto partigiano diventato anche l’inno della resistenza delle Sardine alla vecchia politica.
Nella piazza nessuna bandiera di partito, solo simboli improvvisati del neonato movimento che avrà un battesimo ufficiale il 14 dicembre a Roma, con un primo raduno dei rappresentanti delle Sardine di tutta Italia, che potrebbe dare una struttura e una strategia politica al movimento. “Per ora non mi pongo orizzonti che vadano al di là di domani mattina – spiega la portavoce del movimento -: il 14 dicembre ci incontreremo a Roma con le Sardine di tutta Italia, e ci sarà sicuramente anche una fase propositiva, ma non credo che questo si tradurrà in un partito strutturato”.
In ogni caso le Sardine non ritengono corretto un parallelismo con movimenti come i 5 Stelle. “La piazza è sempre e comunque un moto empatico, molto passionale. La gente scende in piazza per dire che qualcosa non gli va bene e da questo punto di vista potrebbe esserci anche una affinità, ma noi non siamo per l’antipolitica, siamo semplicemente a favore di una politica diversa, e questo è un distinguo fondamentale”.
Alessandro Martegani