Foto: Martegani
Foto: Martegani

È durata poco la tregua armata fra maggioranza e opposizione in Consiglio comunale a Trieste: l’accordo sugli emendamenti dell’opposizione raggiunto la scorsa settimana non ha infatti retto, soprattutto dopo le polemiche scatenate dalle immagini dell’aula in cui il presidente dell’assemblea, Francesco di Paola Panteca, veniva ripreso mentre votava al posto del Sindaco Roberto Dipiazza.
Poche immagini, ma sufficienti per scatenare la reazione del centro sinistra, che ha chiesto esplicitamente le scuse e le dimissioni del Presidente: il consigliere del Pd Francesco Russo ha anche presentato un esposto in Questura, chiedendo d’indagare e verificare se sussista l’ipotesi di reato di "falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e sostituzione di persona".

Panteca ha però rinviato al mittente le accuse, e in questo clima si è aperta la seduta decisiva per il futuro del Porto Vecchio e della città. Che la situazione fosse difficilmente gestibile è apparso chiaro da subito: il centro sinistra ha ribadito tutte le accuse alla maggioranza, che avrebbe evitato il dibattito respingendo sistematicamente le proposte del centro sinistra, e soprattutto al presidente Panteca, accusato dall’opposizione, e soprattutto da Russo, di aver dichiarato inammissibili per motivi politici 129 emendamenti su 190 presentati, facendo un favore alla maggioranza, e soprattutto di non poter più avere un ruolo di garanzia: “Lei ha escluso degli emendamenti per motivi esclusivamente politici, tanto è vero che poi è stata fatta una marcia indietro per sistemare il suo errore – ha detto Francesco Russo al presidente Panteca - e oggi siamo costretti ad alzare la voce perché lei non è più degno di presiedere quest'aula. Noi le abbiamo chiesto soltanto di chiedere scusa a quest'aula: lei non è degno di presiedere quest'aula perché non ha chiesto scusa e non garantisce né i diritti dell’opposizione, né il rispetto del regolamento che lei stesso ha infranto”.
L’atmosfera si è scaldata, con continue mozioni d’ordine, urla, scambi di battute, accuse e insulti, fino alla decisione del centro sinistra di abbandonare i lavori, denunciando l’impossibilità di continuare il confronto. Alcuni consiglieri d’opposizione si rifiutavano perfino di chiamare Panteca “presidente”. Dall’altra parte sono piovuti sul centro sinistra accuse di far polemiche gratuite e di puntare solo ad avere i titoli sui giornali anziché pensare a un progetto che darà sviluppo alla città.
Sia come sia, in un clima quasi surreale, in un’aula in cui era improvvisamente calato il silenzio, il Consiglio ha votato e respinto sistematicamente, con i soli voti della maggioranza, tutti gli emendamenti, e poi ha votato all’unanimità (dei presenti, cioè solo del centro destra) delibera e immediata esecutività, sottolineando il risultato con un debole applauso e qualche parola del sindaco Roberto Dipiazza. “Credo che stiamo lavorando per la nostra città, e lo ripeto per l'ennesima volta: nessuno ha questa grande opportunità, come noi a Trieste, con questi 65 ettari. Per cui vi ringrazio, ringrazio gli uffici per il grande lavoro. Credo sia uno dei momenti più esaltanti di questa ultima consigliatura”.
L’iter che dovrebbe portare all’avvio dei lavori da almeno 600 milioni nel Porto vecchio è però tutt’altro che concluso: il piano dovrà passare alla Conferenza dei servizi e poi essere messo a gara ma, viste le premesse, come la lettera di diffida giunta al Comune prima dell’approvazione, e i ricorsi annunciati, l’ultima parola sulla storia del piano di riqualificazione del Porto vecchio verrà pronunciata con tutta probabilità nell’aula di un tribunale.

Alessandro Martegani