Foto: Radio Capodistria/Fifaco
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Nel racconto si intrecciano più generazioni: nonni, genitori e nipoti. A presentare il libro Anna Piccioni, che ha trattato il profilo dell'autrice e lo scrittore Leandro Lucchetti, che ha fatto un parallelo tra questo ed altri romanzi sulla resistenza. Proprio Lucchetti ci spiega perché va conosciuto questo romanzo:

"Io penso che far conoscere il libro 'Paura, io?' di Maruša Krese, sia assolutamente indispensabile, ai lettori italiani, perché questo romanzo narra la guerra partigiana in Slovenia. E come purtroppo si sa, a Trieste in particolare, ma anche nel resto d'Italia, i partigiani titini sono considerati selvaggi, stupratori, infoibatori sanguinari, eccetera, mentre invece in questo romanzo la cosa che mi ha colpito immediatamente è l'assoluta assonanza, di empatia, di filosofia di vita, di stile e di piacevolezza di racconto che accomuna il romanzo di Maruša Krese ai grandi romanzi degli scrittori italiani. In particolare, io ho preso come esempio Italo Calvino con "Il sentiero dei nidi di ragno", Beppe Fenoglio e Luigi Meneghello. Perché loro? Perché È una cosa che in questo momento si è totalmente persa, perché la resistenza in Italia ormai è come dire, quasi declassata e si tende a rivalutare, invece quello che quella volta è stato il nemico. C'è questa capacità di raccontare dei fatti in maniera piana, in maniera in cui attraverso i fatti si raccontano delle persone, delle persone che sono in Italia e come è stato in Slovenia, per lo più giovanissimi, studenti, operai anche senza una vera e propria ideologia, visto che il comunismo è venuto un po' dopo, ma erano dei giovani che si sentivano oppressi e cercavano libertà ed una vita migliore. Questo accomuna jugoslavi, sloveni, italiani e siccome, appunto in questo momento i romanzi nostri, Calvino e compagnia bella, sono troppo poco letti e sono praticamente dimenticati, proprio perché la resistenza non è più un argomento vivo e vivace, sapere che quelli che in qualche modo oggi vengono considerati nemici perché erano comunisti, e quindi erano come i nostri giovani. Ed i giovani sono uguali, in tutte le parti del mondo."

Davide Fifaco