“Quando il Capo dello Stato, così come ha fatto quello tedesco, chiederà scusa in sloveno alla nostra comunità per la dittatura fascista?”. Questa la domanda che pone in questi giorni sui social Rudi Pavšič, ex presidente dell’SKGZ, une della due organizzazioni rappresentative degli sloveni in Italia, ed oggi giornalista del Novi Matajur.
“Quello che è stato detto dal presidente Frank-Walter Steinmeier, domenica in Polonia e la settimana scorsa a Massa Carrara - rileva Pavšič- mi ha fatto pensare che forse sarebbe un atto importante, non soltanto nei riguardi nostri riguiardi, ma anche dell’opinione pubblica se qualcuno ai vertici del nostro stato chiedesse scusa per il ventennio fascista e per quanto il fascismo ha fatto alla nostra comunità. Il Presidente tedesco ha chiesto perdono ed ha detto di provare vergogna per quello che hanno fatto i nazisti in Polonia ed Italia e lo ha fatto in lingua italiana e lingua polacca, dando un segno ancora più forte di una grande valenza istituzionale e morale, perciò ho aperto la questione anche con l’intenzione di stimolare il dibattito e le riflessioni”.
Mi pare che si faccia molta fatica a fare i conti con il proprio passato. Accade in Italia, accade in Slovenia ed anche in altre parti d’Europa.
“È così, ma in questa maniera non si fa giustizia a fatti che l’opinione pubblica mondiale ha in qualche modo già definito. Non si fa un favore nemmeno a noi stessi e a coloro che la pensano come noi, perché bisogna dire le cose come stanno. Bisogna dire che il fascismo ed il nazismo sono stati il problema dell’altro secolo, come pure bisogna dire che alcuni – ismi, ad iniziare dal comunismo del dopoguerra, hanno avuto le loro conseguenze negative”.
“Personalmente non ho difficoltà ad ammettere tutto ciò e quando lo si fa si sta bene con sé stessi. Sono argomenti questi che non devono essere sfruttati, come avviene di anno in anno. Lo vediamo alla Giornata del Ricordo, dove per alcuni la storia inizia nel dopo guerra. Sarebbe opportuno mettere le cose al proprio posto, anche per superare tutte quelle difficoltà che il passato ci ha lasciato in eredità. Più che le giornate del ricorso sarebbe meglio istituire le giornate del futuro”.
Lei si aspetta che queste scuse prima o poi arriveranno?
“Penso che sarà molto difficile. Ci son state già occasioni, non dico per chiedere scusa direttamente, ma per esprimersi in maniera che tutti possano capire. Alcuni fatti sono stati molto positivi. La presenza dei presidenti di Italia, Slovenia e Croazia al Narodni dom nel 2010 è stato un segnale forte, ma abbiamo visto anche segnali opposti quando siamo stati dipinti come un popolo aggressivo e altro ancora. Questo ondeggiare nei vari commenti esprimono la realtà della società attuale”.
"Una occasione importante ci sarebbe il prossimo anno, quando noi ricorderemo i cent’anni dell’incendio del Narodni dom, che secondo lo storico Renzo De Felice fu il vero battesimo dello squadrismo organizzato e l’inizio del fascismo in Italia. Nell’ambito di quel ricordo se, forse, da parte di qualcuno che rappresenta lo Stato ci fosse qualcosa di simile ad un chiedere scusa alla nostra comunità sarebbe un fatto di grande rilevanza storica e morale. Un importante segnale per superare le tensioni della nostra storia recente”.
Ci lasceremo questo passato alle spalle.
“Stento a credere che questo accada nei prossimi anni. Molte volte e per molti il passato serve come alibi per non parlare del futuro comune nell’area dell’Alpe - Adria. È più facile esaminare quanto accaduto, parlare della storia degli uni contro gli altri, che lavorare assieme per il futuro proficuo e roseo che potrebbero avere queste zone”.
Stefano Lusa