Ieri sera al carcere di Trieste è scoppiata una rivolta dei detenuti. Poco dopo le 19 dall'esterno della struttura si potevano sentire le urla dei reclusi e dalle finestre è iniziata una pioggia di oggetti e dalle inferriate sono apparse delle lenzuola infuocate. Inoltre, sono stati aperti i rubinetti fino a provocare un allagamento. Un centinaio i detenuti che hanno partecipato alla rivolta.
"Libertà", "Siamo stufi" e insulti ai magistrati i messaggi urlati a squarciagola dai detenuti in rivolta; il carcere da tempo è sovraffollato e le condizioni di vita dei reclusi, specie nel periodo estivo tra cimici dei letti e caldo afoso, sono critiche poiché ci sono 260 detenuti per 150 posti.
Sul posto sono arrivate subito le forze dell'ordine, che per ragioni di sicurezza hanno bloccato tutte le strade attorno al carcere ed hanno allontanato tutti i passanti presenti in strada in quel momento, creando una zona cuscinetto.
Membri di Polizia, Carabinieri ed esercito, in tenuta antisommossa, hanno quindi fatto irruzione all'interno della struttura, dove ci sono stati scontri tra agenti e detenuti, con lancio di lacrimogeni per tentare di reprimere la sommossa.
L'emergenza è rientrata attorno alle 23, dopo una lunga mediazione, inizialmente fallita ma poi positiva, portata avanti dal delegato della camera penale per il carcere, Enrico Miscia, e la garante per i detenuti, Elisabetta Burla. "Da mesi c'è un clima di tensione - ha riferito il delegato della camera penale - ci sono detenuti che dormono anche in 10 in una cella, anche vicino al water. Ci sono persone con problemi psichiatrici che dovrebbero stare da soli e invece sono in due in cella".
Diversi i feriti soccorsi dalle ambulanze dell’Azienda sanitaria, di cui quattro con malori, uno con un'intossicazione dovuta alle esalazioni di fumo e due carcerati cardiopatici trasferiti fuori dal carcere per sicurezza.
Precauzionalmente per tutta la notte davanti al penitenziario è rimasta un'ambulanza per assicurare assistenza sanitaria in caso di bisogno.
Davide Fifaco