I nomi delle strade e delle piazze riflettono i valori di una comunità? Ed è giusto cambiare il nome di una via se il personaggio a cui è intitolata non più una figura positiva?
Sono alcune delle domande a cui si è cercato di rispondere a Gorizia, nel corso dell’incontro “Toponomastica cittadina tra eredità storica e senso di appartenenza”, organizzato da Marilisa Bombi, autrice del Blog “Vado a vivere a Gorizia”.
Nella sala conferenze della Fondazione della Cassa di risparmio di Gorizia si sono confrontati, moderati dall’avvocato Marco Barone, il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Massimo Morettuzzo, e lo storico Alberto Todero.
Quello della Toponomastica, ha sottolineato Todero, è un problema legato anche alla mancanza di una storia comune europea, in generale di una storia condivisa: piuttosto che cambiare nomi delle vie, ha aggiunto, bisognerebbe aggiungerne altri.
L’intitolazione di strade e piazze rispecchia spesso il sentire comune, dovrebbe stimolare il senso di appartenenza o ricordare esempi positivi, e nonostante la tradizione, certi nomi possono risultare a volte intollerabili dopo decenni e la naturale evoluzione dei pensiero storico ha invece sottolineato Morettuzzo, che da sindaco di Mereto di Tomba, appoggiò il cambio di nome di una piazza intitolata al generale Cadorna.
“Io – ha spiegato – credo che la toponomastica rispecchi dei momenti storici e naturalmente risente della temperie del momento. Io ho avuto l'onere e l’onore di fare il sindaco nel mio comune dal 2014 al 2018, nel pieno delle celebrazioni per Il centenario della prima guerra mondiale, e devo dire che ho vissuto anche con sofferenza tanta retorica legata ai temi della vittoria, un po' patriottarda se posso definirla così, e credo che in quel momento fosse importante fare un gesto che celebrasse l'anniversario, ma un anniversario che è prima di tutto di una tragedia, che ha visto la nostra regione, i nostri territori e la nostre comunità subire una violenza e un disastro inauditi, e che fosse importante farlo riconoscendo che quello che al tempo era stato visto come un eroe, il generale Cadorna, era un criminale”.
“Cadorna era quello che stabiliva le regole per le fucilazioni sommarie, quello che ha determinato il caso dei fucilati di Cercivento che ancora aspettano giustizia, è quello che ha deciso tutte le spallate sull'Isonzo che sono costate decine e decine di migliaia di morti. Oggi rendere onore a quei morti significa anche dire che personaggi come Cadorna non rappresentano la parte migliore della nostra storia, i nomi delle piazze e delle vie invece dovrebbero essere qualcosa che stimola i cittadini a emulare gesti che sono stati forieri di cose positive, per il bene comune”.
“In ogni caso credo - ha aggiunto - sia un fatto positivo che si ragioni sui temi della toponomastica: l’importante è che non ci siano delle strumentalizzazioni. Ad esempio c'è stato anche recentemente nella città di Udine, da parte di un gruppo del consiglio comunale, la proposta d’intitolare una via a Giorgio Almirante: al di là di quello che ha rappresentato questa figura per la storia della politica italiana, penso che questo sia un errore, perché Almirante è stato uno di quelli che hanno firmato il manifesto della razza, una figura non positiva per la nostra storia. Questi ragionamenti, se pur importanti, sconfinano nella retorica da una parte e nella strumentalizzazione dall’altra e questo è molto pericoloso.”
La posizione di Todaro è stata invece condivisa dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, secondo cui l’intitolazione non è un’onorificenza, ma un modo per ricordare e stimolare la curiosità verso personaggi o fatti storici. “Per me la storia di una città, oltre che nei libri, è scritta anche nella toponomastica: cancellare i nomi delle vie – ha spiegato - sarebbe come strappare da un libro di storia tutte quelle pagine che non sono in sintonia con il comune modo di pensare di quel momento, di quella comunità o del decisore”.
“Nella storia ci sono momenti tragici e momenti esaltanti, ci sono vittime e carnefici, ma il carnefice fa parte della storia. Pensiamo alle vittime di Nassiriya: le abbiamo ricordate, ma questo significa ricordare automaticamente anche i carnefici e stimolare una riflessione sui fatti. Togliere, a mio parere, non va mai bene: io invece concordo sulla necessità di aggiungere delle informazioni, magari indicando quali erano i nomi precedenti, spiegando la storia di un toponimo, chi fosse la persona a cui è intitolata una via. Sarebbe un modo per stimolare la curiosità non solo dei turisti, ma anche dei cittadini che purtroppo spesso non conoscono la storia della propria città e dei personaggio della propria comunità.”
Alessandro Martegani