Tutti favorevoli, sia pur con più o meno entusiasmo, alla maggior presenza delle forze dell’ordine in città e alle zone rosse, ma non mancano i dubbi sulla reale efficacia dei provvedimenti.
Comune e Prefettura a Trieste hanno deciso di reagire ai casi di violenza e agli scontri che, ormai settimanalmente, occupano le cronache della città e, dopo il provvedimento della Prefettura che ha istituito le cosiddette “zone rosse”, aree in cui, almeno fino al 31 marzo, non possono accedere persone con precedenti o comunque ritenute pericolose con una presenza delle forze dell’ordine costante, ci sono state anche le ordinanze del Comune, che coprono più o meno le stesse aree (tre in città, praticamente tutte le zone centrali e a ridosso del centro) e prevedono la chiusura di pubblici esercizi, e attività commerciali con vendita di alimentari, anche automatiche, saranno chiusi , distributori automatici compresi, a mezzanotte, oltre al divieto di consumare o detenere bevande in contenitori di vetro o alluminio in pubblico dalle 22:00 alle sei del mattino. In più è stato deciso di predisporre dei presidi di Polizia fissi in alcune aree sensibili.
Le novità tutto sommato sembrano esser state accolte favorevolmente dalla maggior parte popolazione, soprattutto nelle aree, come piazza Goldoni, largo Barriera o la Stazione, in cui si sono verificati gli incidenti più gravi, e c’è anche chi vorrebbe una mano più pesante: “Le zone rosse e i controlli sono una cosa giusta – dice un signore che abita proprio il largo Barriera, teatro di uno degli scontri fra bande più gravi -, ma secondo me quando li prendono (gli autori delle risse n.d.r.) dovrebbero dargli una bella bastonata. La Polizia c’è, si vede, ma non possono fare niente. Quando qualcuno chiama la Polizia, accendono le sirene e quando arrivano sul posto sono già tutti scappati”.
L’elemento che rende evidente i nuovi provvedimenti è il presidio fisso della Polizia, in collaborazione con la Polizia locale, posizionato questa settimana proprio in Largo Barriera: un furgone della Polizia con una decina di agenti per scoraggiare sul nascere eventuali attività illegali o violente.
I più interessati alla situazione sono naturalmente i titolari dei locali e delle attività commerciali, che non vendono negativamente i provvedimenti del Comune: “Si vede che ci sono le forze dell'ordine, e che sono un po’ più presenti – dice il titolare di uno storico bar nell’area di Barriera - ci si sente già un po’ più sicuri. I problemi di solito avvengono più di pomeriggio che di sera, perciò, non ho capito la decisione di prevedere delle chiusure serali, oltre al fatto che molte volte questi fatti sono successi anche in altre zone della città. A me non cambia molto perché chiudo comunque alle 19:00. In ogni caso non si poteva far finta di niente: la sorveglianza di prima era troppo limitata, ci voleva una stretta”.
C’è però anche un po’ di sfiducia sulla reale possibilità di arginare un fenomeno che sembra aver instillato un senso d’insicurezza in gran parte della cittadinanza che, nel giro di pochi anni se non mesi, ha visto offuscarsi l’immagine di Trieste di una città tranquilla. “Io – racconta un commerciante della zona, che fra l’altro abita in piazza Goldoni – ho le finestre che danno su piazza Goldoni, e sento gente che urla, e vedo che non fanno cose che normali cittadini farebbero. Gruppi di persone, anche giovani di 15 o 16 anni, che hanno sempre qualcosa da bere in mano, che seguono altra gente, danno fastidio, lanciano oggetti: a Capodanno hanno lanciato petardi per dieci giorni di fila addosso alle persone. Non ci sentiamo sicuri, né io né la mia ragazza: proprio a lei è stata spintonata da un ragazzo di fronte al McDonald's. La Polizia sta in piazza Goldoni, ma non serve a niente: servirebbe qualcuno davanti al McDonald's 24 ore su 24. Sinceramente non ho notato una gran differenza da quando sono scattate le zone rosse”.
Alessandro Martegani