Foto: Reuters
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Per 10 medici “no vax” il procedimento disciplinare si è già concluso, mentre altri tre negazionisti attendono l’esito dell’inchiesta. L’Ordine dei medici in Italia non sembra voler usare la mano leggera verso gli iscritti che negano la portata dell’epidemia o danno indicazioni contrarie al vaccino contro il Covid 19.
13 medici, 10 contrari ai vaccini e altri tre negazionisti, sono stati infatti sottoposti a procedimento disciplinare per aver espresso le proprie opinioni sui social o in tv: tutti sono stati chiamati di fronte alla commissione disciplinare dell'Ordine dei medici di Roma e invitati a giustificare in modo scientifico le proprie affermazioni. Non si mette in dubbio la libertà di pensiero, ma ai medici è chiesto di non fare proselitismo, o diffondere teorie infondate, non supportate da evidenze scientifiche o dannose per la salute dei pazienti.
Come confermato dal presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, “in alcuni casi la procedura si è chiusa con l'archiviazione, perché gli accusati si sono pentiti, in altri invece è stata comminata una sanzione, che è arrivata fino alla sospensione per 1 o 2 mesi”. Procedimento ancora aperto invece per tre medici negazionisti, visto che in questi casi è prevista la convocazione in presenza che ha allungato i tempi.
I tredici sottoposti a procedimento non sono comunque gli unici in Italia: secondo le stime della Federazione degli ordini dei medici, sarebbero un centinaio i dottori italiani contrari ai vaccini, compreso quello contro il Covid, una percentuale comunque assolutamente trascurabile considerando i 400 mila medici italiani.
Il via alla campagna vaccinale in ogni caso pone nuovi argomenti di riflessione per la classe medica, a partire dalla decisione se fare il vaccino debba essere una precondizione per poter lavorare o meno a contatto con i pazienti: il principio che sembra prevalere è che ognuno è libero di fare ciò che vuole, quindi anche di non vaccinarsi, ma a patto di non arrecare danno agli altri, e pone dubbi sull’opportunità di consentire a medici non vaccinati di lavorare.
Dall’altra parte però c’è il dettato costituzionale, secondo cui a nessun cittadino possono essere imposti trattamenti medici, che pone problemi di legittimità di provvedimenti che rendano obbligatorio il vaccino, perlomeno per categorie come gli operatori di reparti critici come le terapie intensive o le pneumologie. Al momento il governo sembra pensare più a organizzare la campagna vaccinale che al confronto sull’obbligatorietà o meno del vaccino, ma il tema si porrà prima o poi anche in Italia.

Alessandro Martegani