Foto: BoBo
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Il decreto deve essere convertito, ed è sempre possibile l’intervento del Presidente della Repubblica o il ricorso in tribunale, ma per ora il decreto sicurezza licenziato dal governo, accanto a norme che tutelano maggiormente le forze dell’ordine o i servizi segreti, e prevedono pene più severe per ci fa dei blocchi stradali o protesta violentemente contro le grandi opere, mette di fatto fuori legge tutto il mercato della cannabis light, la canapa senza principio attivo, che rappresenta ormai un settore importante per l’economia anche in Italia.
Secondo la lettera del decreto, anche la cannabis light, che ha una percentuale al di sotto dello 0,2 per cento di THC, il principio attivo della marjuana, è considerata una droga, nonostante non abbia alcun effetto psicotropo, e quindi ne è vietato il commercio, lavorazione, ed esportazione di foglie, infiorescenze e resine e anche di tutti i prodotti contenenti sostanze derivate dalla canapa.

Foto: Reuters
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Si tratta di una decisione che rischia di cancellare con un tratto di penna l’attività di 11 mila aziende agricole, spesso create da giovani, e una filiera che impiega oltre 20mila persone e genera 364 milioni di euro di tasse: un movimento che ora vede il proprio futuro a rischio, peraltro per una decisione che non è basata su alcun principio scientifico, presa senza ascoltare le associazioni di categoria, e che ha generato perplessità anche all’interno del centrodestra.
Sul tema c’è anche sentenza della Corte europea dello scorso ottobre, che impedisce agli Stati membri d’introdurre divieti alla coltivazione e alla vendita delle infiorescenze e delle altre parti della pianta di canapa ad uso industriale, e la stessa Organizzazione mondiale della sanità non classifica il Cbd, il principio attivo la cannabis light come sostanza controllata. Nel 2020 la giurisprudenza europea ha escluso che il Cbd possa essere catalogato come stupefacente.
Anche su questo si basano le speranze della categoria, che auspica un rinvio al Governo da parte del Presidente della Repubblica, che potrebbe rilevare profili di incostituzionalità all’interno del decreto.

Alessandro Martegani