Costretti a governare insieme ma sempre più distanti: si potrebbe riassumere così la situazione della maggioranza in Italia.
Le due forze di governo sembrano ormai andare in direzione opposta, e l’ultimo capitolo del lungo braccio di ferro fra Lega e 5 Stelle si è consumato dopo il tavolo sui provvedimenti fiscali convocato da Matteo Salvini con le parti sociali al Viminale: un’iniziativa definita una “scorrettezza istituzionale “dal Premier Giuseppe Conte, e criticata anche dai 5 Stelle. Salvini è stato anche accusato d’impedire di fatto l’avvio del confronto sul fisco nella maggioranza, preferendo mettere il governo di fronte al fatto compiuto.
Accanto ai contenuti del vertice, la Lega ha confermato la Flat tax al 15 per cento e la contrarietà al salario minimo andando in rotta di collisione con i 5 Stelle, è stato un problema anche la presenza di Armando Siri, ex sottosegretario leghista inquisito per corruzione, chiamato da Salvini per illustrare i provvedimenti.
Quello del Viminale non è però che uno degli aspetti che rischiano di allontanare ancor di più Salvini e il Carroccio dal resto del governo, come il caso Lega – Russia: l’uomo della Lega a Mosca, Gianluca Savoini, non ha risposto alle domande dei magistrati, e le prese di distanza di Salvini sono smentite dalle foto e dagli incarichi di Savoini nel Partito; anche sul fronte immigrazione il leader della Lega appare isolato, e non va meglio sul teatro europeo, in cui l’Italia, nonostante l’avanzata della Lega alle elezioni, appare sempre meno influente, ed evitata sia dal gruppo dei paesi sovranisti sia dai componenti storici, con una scelta imminente da fare sul componente della Commissione.
Anche la trattativa sull’autonomia regionale è a un punto morto, i 5 Stelle attaccano sulla pace fiscale accusando la Lega di voler avviare un altro condono, e non aiuta il clima generale il rifiuto di Salvini di riferire in Parlamento sul caso Lega - Russia, decisione che ha attirato sul ministro degli interni i sospetti degli alleati e dell’opposizione. Salvini però sembra puntare soprattutto a provvedimenti immediati, temendo che i mancati risultati possano incidere sul pur ampio consenso di cui ormai gode nel paese.
Probabilmente il governo per ora andrà avanti, i 5 Stelle non scalpitano per andare a nuove elezioni e Salvini non sembra convinto poter far saltare il banco, ma gli attacchi reciproci continuano e la possibilità della maggioranza di poter raggiungere i risultati contenuti nel contratto di governo sembrano sempre più ridotte.
Alessandro Martegani