Entro marzo la comunità slovena in Friuli Venezia Giulia potrebbe sapere se quando avrà a disposizione il Narodni Dom, il palazzo a pochi metri dalla sede del Consiglio regionale, sede delle comunità slovene prima del fascismo, diventato poi un albergo, dato alle fiamme, e ora sede della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori.
Un incontro dedicato al futuro del Narodni Dom si è svolto a Roma, nell’ambito del Tavolo istituzionale permanente per la minoranza slovena, un organismo istituito nel 2012, ma che per anni, dal 2016, era rimasto in sonno.
A Roma, al Ministero degli interni, si sono ritrovati i due presidenti delle organizzazioni della comunità slovena in Italia, SKGZ e SSO, Ksenija Dobrila e Walter Bandelj, accanto al sottosegretario Achille Variati, all’assessore regionale Pierpaolo Roberti e ai rappresentanti del comune e dell’università.
Al centro del tavolo proprio il progetto di restituzione dell'edificio dell'ex Narodni Dom alla comunità slovena di Trieste. “Il sottosegretario - ha detto la presidente dell’Skgz Xenia Dobrila al termine dell’incontro - ha ascoltato le posizioni di tutti, ed è stato deciso di creare un tavolo di lavoro a Trieste, presieduto dal prefetto Valenti, per definire una soluzione condivisa entro il prossimo marzo”.
Sulla restituzione sembrano tutti d'accordo, ma il punto critico riguarda da una parte i finanziamenti, lo stabile è valutato nove milioni di euro nel bilancio dell’università di Trieste e bisognerà trovare i fondi per rilevarlo, una cifra di cui, per la regione, dovrebbe farsi carico il governo nazionale; dall’altra bisogna identificare una sede adeguata e altrettanto prestigiosa per la Scuola Superiore di Lingue Moderne, un punto a cui l’università di Trieste tiene molto.
Dei passi in avanti però sono stati fatti, se i tempi saranno rispettati, la comunità slovena potrebbe riavere, dopo più di un secolo, il proprio punto di riferimento nel cuore del capoluogo giuliano.
Alessandro Martegani