È la Tav il primo terreno di scontro interno al governo: i risultati dello studio sui costi e sui benefici voluto dal Movimento 5 Stelle non sono ancora stati resi noti, ma sul futuro dell'opera è già partita la guerra di cifre fra il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli e il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino che ha anche lanciato la proposta di un referendum consultivo nelle regioni del nord, se il governo dovesse dire di no all'opera.
Per terminare la Torino Lione secondo il Movimento 5 Stelle, da sempre contrario ci vorrebbero 20 miliardi, una cifra che però viene ridimensionata dal Presidente del Piemonte, secondo cui i costi per la Torino-Lione ammontano per l'Italia a "circa 4,6 miliardi, senza tener conto della disponibilità dell'Ue ad aumentare la sua quota di compartecipazione".
Bloccare l'opera al contrario costerebbe quasi tre miliardi, solo per ripristinare le aree delle tratte già realizzate, senza contare i fondi da restituire all'Unione europea.
Tutte argomentazioni che però sembrano passare in secondo piano rispetto a posizioni che sembrano essere molto più politiche che economiche: i 5 Stelle ricordano che la ridiscussione è inserita nel contratto di governo, ma la Lega e Salvini hanno appoggiato senza indugi le regioni e l'idea del referendum.
Una nuova manifestazione pro Tav è stata organizzata nel fine settimana, e non mancano le indecisioni nella maggioranza anche su altri temi chiave, come il reddito di cittadinanza: il governo ha infatti rinviato il decreto sul reddito e quota 100, in attesa di raggiungere un accordo sulle cifre, anche se il premier Conte ha rassicurato sull'attuazione delle misure.
Alessandro Martegani