Una condanna delle repressioni avvenute nel corso dell'organizzazione della Cop27 a Sharm El-Sheikh, ma soprattutto un invito al Cairo a cooperare nel caso Regeni e a revocare i divieti di viaggio nei confronti di Patrick Zaki e Mahinour Al Masry, l’avvocata egiziana e attivista politica che lotta per la tutela dei diritti umani.
Sono alcuni dei contenuti del testo licenziato dall’Europarlamento con 326 voti favorevoli, 46 contrari e 186 astensioni, nel quale i parlamentari europei sottolineano la necessità di una maggiore tutela dei diritti umani nel paese.
La risoluzione deplora "profondamente" la mancanza di diritti e libertà politiche fondamentali in Egitto e ribadisce la ferma condanna dell’Europarlamento al diffuso ricorso alla tortura da parte degli apparati di sicurezza, esortando l'Egitto a cooperare pienamente con le indagini delle autorità italiane sull'omicidio di Giulio Regeni, il giovane ricercatore di Fiumicello rapito, torturato e poi ucciso dai servizi segreti egiziani nel 2016.
Proprio pochi giorni fa la famiglia Regeni aveva accolto con delusione la decisione dei giudici di rinviare al GIP il processo a carico di quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati dell’omicidio: secondo i magistrati non è provato che gli imputati fossero a conoscenza del processo aperto in Italia a loro carico, rendendo così necessario il rinvio.
Una decisione che era stata commentata da Alessandra Ballerini, avvocato della famiglia Regeni, proprio di fronte a una sottocommissione dell’Europarlamento: “Gli ambasciatori dei nostri Stati, così come i ministri e i capi di governo dei nostri Stati, sono lì continuamente a stringere le mani ad Abdel Fattah al-Sisi o ai loro omologhi egiziani”, ha detto, e così facendo, ha aggiunto, “s’impedisce il processo e si conclama l’impunità di chi sequestra, tortura e uccide, in questo caso un cittadino europeo, ma sono gli stessi che torturano, sequestrano, uccidono 3-4 cittadini egiziani al giorno”.
Sul fronte politico diplomatico però le cose non sembrano avere uno sviluppo positivo: i rapporti fra i due governi sono ripresi senza che il caso rappresenti più un ostacolo, la stessa premier Giorgia Meloni non ha toccato l’argomento incontrando il presidente egiziano Fattah al-Sisi, e in Egitto si considera il caso chiuso, senza quindi alcuna necessità di collaborare con il processo in corso a Roma.
Alessandro Martegani