Sembrava un problema lontano, confinato in Cina, ma nel giro di poche settimane il virus stravolse l’Italia e il mondo intero. Tutto iniziò da un primo caso isolato a Roma, passando al focolaio di Codogno, fino al lockdown nazionale. Era il 29 gennaio 2020 quando una coppia di turisti cinesi, originari di Wuhan, accusa sintomi influenzali mentre si trova in un hotel nel centro della capitale. Vengono ricoverati d’urgenza e il giorno dopo arriva la conferma: è Covid-19. Il governo italiano chiude immediatamente i voli da e per la Cina, mentre l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, assicura che la situazione è sotto controllo. Meno di un mese dopo, il 20 febbraio, un giovane di 38 anni viene ricoverato all’ospedale di Codogno con una grave polmonite. Sottoposto solo successivamente a un tampone per il coronavirus, che risulta positivo, diventa il primo caso italiano senza collegamenti diretti con la Cina. Qualche giorno dopo arriva la notizia della prima vittima italiana di Covid-19, dal Veneto. I numeri crescono rapidamente e il governo decide di chiudere tutte le scuole, ma il provvedimento più drastico arriva il 9 marzo 2020: l’Italia intera entra in lockdown. Il premier Giuseppe Conte annuncia il blocco degli spostamenti e la chiusura delle attività non essenziali con il messaggio #iorestoacasa, "da oggi l’Italia è zona protetta, dobbiamo cambiare le nostre abitudini subito”. Vengono vietati spostamenti, chiuse le attività e sospesi gli eventi sportivi, da quel momento il Paese entra in un isolamento che durerà mesi. L’Italia affronta una crisi sanitaria senza precedenti: ospedali al collasso, migliaia di vittime e milioni di italiani costretti all’isolamento. Cinque anni dopo, il ricordo di quei giorni resta indelebile.
B.Z.