Foto: MMC RTV SLO/palazzo Chigi
Foto: MMC RTV SLO/palazzo Chigi

L'impostazione del nuovo decreto discussa nel Consiglio dei ministri italiano, che sarà in vigore fino al 15 gennaio, prevede una zona gialla “rafforzata” nei giorni feriali, con il divieto di spostamento tra le regioni e la conferma della regola che prevede la possibilità di spostarsi verso altre abitazioni nella regione, per un massimo di due persone.

Nel fine settimana invece si pensa ad una zona arancione. Il testo, inoltre, prevede l'abbassamento della soglia dell'indice Rt che fa scattare il posizionamento nelle diverse fasce, in vigore da lunedì 11 gennaio. Con l'Rt a1 scatta la zona arancione, con l'1,25 la zona rossa.

Continua il divieto di spostamento tra le diverse Regioni. Dal 7 al 15 gennaio si potrà uscire dal territorio della propria Regione o Provincia autonoma solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o per motivi di salute. Confermato che tutta Italia sarà zona arancione nel fine settimana del 9 e 10 gennaio.

Ma è sulla scuola che si apre la polemica e lo scontro politico. La polemica riguarda il Movimento 5 Stelle ed alcune Regioni, che vogliono muoversi in autonomia sulla data di riapertura, confermata dal governo al 7 gennaio per elementari e medie.

Per le superiori, invece, Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono per riaprirle al 31 gennaio.

Il ministro Azzolina spingeva per una data più vicina. Il ministro Franeschini, a nome del Partito Democratico, ha chiesto quindi il rinvio al 15 gennaio, data di scadenza delle misure, ma a mettersi di traverso è Italia Viva. Per le ministre renziane il rinvio è un segno di caos inaccettabile ed inoltre criticano la mancanza di un'azione di governo nel processo organizzativo e l'assenza di concertazione con le regioni.

I 5 Stelle rispondono ai presidenti di Regione che procrastinare il rientro, come molti di loro stanno facendo, non è accettabile, dopo gli accordi ben precisi sui tracciamenti e trasporto pubblico presi a dicembre, tanto più, secondo i senatori del Movimento, che i dati dell'Istituto Superiore di Sanità rivelano che gli ambienti scolastici non amplificano i contagi seguendo le rigorose regole istituite ormai da mesi. Il compromesso finale sembrerebbe essere stato quello di decidere la data dell'11 gennaio come quella dell'inizio della scuola.

Davide Fifaco