L’incontro a Palazzo Chigi non ha avuto gli esiti sperati, lasciando le posizioni di governo e Arcelor Mittal sul destino dell'ex Ilva pressoché invariate.
I vertici della multinazionale dell’acciaio, che ha siglato un contratto per rilevare il gruppo, e in particolare l’impianto di Taranto, la più grossa acciaieria europea, ritengono essenziale lo scudo penale per poter subentrare, proprio il provvedimento maldestramente abrogato dalla maggioranza su proposta dei 5 Stelle al Senato. Dall’altra parte il governo sottolinea gli accordi assunti dalla multinazionale dell'acciaio, e chiede il rispetto degli impegni.
La trattativa non è definitivamente chiusa, ma tornare indietro sembra difficile, anche perché Arcelor Mittal ha già avviato le procedure per restituire ai commissari impianti e personale, e, come ha sottolineato anche il Premier Giuseppe Conte, il problema sembra essere legato al calo del mercato dell’acciaio, con il gruppo che avrebbe chiesto al governo di avallare “cinquemila esuberi”.
Conte ha annunciato l'apertura di una finestra negoziale di 48 ore per risolvere la vicenda: “Per me è inaccettabile qualsiasi piano di esuberi, - ha detto - abbiamo invitato Mittal a prendere un paio di giorni e farci proposte”.
"L'Italia è un Paese serio, non ci facciamo prendere in giro" ha aggiunto Conte, parole che rivelano una tensione altissima, e, una volta di più, nella maggioranza le posizioni sono molto diverse: si va dalla richiesta di Italia Viva di ripristinare lo scudo penale, provvedimento che peraltro non basterebbe ormai a far rimanere Arcelor Mittal, alle richieste di un intervento diretto dello Stato avanzate da Liberi e Uguali e dai 5 Stelle. Non mancano le ipotesi di una nuova cordata, ma si tratta di progetti tutti da costruire.
Il futuro dell’ex Ilva e di 15 mila lavoratori è dunque incerto, e Conte ha convocato a Palazzo Chigi i sindacati dei metalmeccanici per discutere della situazione.
L’opposizione intanto attacca: “Abbiamo al governo dei pericolosi incapaci. – ha detto Matteo Salvini - Abbiamo il dovere di mandarli a casa. Prima li mandiamo a casa meglio è, non ho più parole per un governo di incompetenti”.
Alessandro Martegani