È passato un mese e mezzo da quando a Codogno è stato diagnosticato il Coronavirus in un uomo 38enne. In queste ultime ore, per la prima volta, gli scienziati hanno parlato del tanto atteso “picco”, che non significa la fine delle misure di contenimento e del distanziamento sociale. Per le prime è ormai noto, si andrà avanti almeno fino a Pasqua, per le seconde bisognerà attendere mesi.
Gli ultimi dati parlano comunque di 837 vittime in un giorno, ma fortunatamente continuano a calare i ricoveri e gli ingressi in terapia intensiva. I numeri, insomma, confermano il rallentamento.
L'Istituto Superiore di Sanità sta lavorando su un'indagine a larga scala sulla popolazione utilizzando test rapidi sierologici, che indichino cioè chi ha sviluppato anticorpi al nuovo Coronavirus, per avere il polso reale della diffusione del contagio. Sì sta pensando anche ai piani per la “riapertura” del Paese e delle attività,un riavvio che dopo la proroga delle attuali misure di contenimento almeno fino a Pasqua, secondo gli esperti dovrà avvenire a scaglioni, per tipologia di attività e per Regioni. Per fare ciò servirà però avere un quadro reale dei casi di positività e anche di chi è certamente guarito avendo sviluppato gli anticorpi al Covid-19, ma serviranno test più rapidi per la ricerca degli anticorpi perché con i tamponi i tempi si dilatano e l'organizzazione diventa più difficile. Intanto il premier italiano, Giuseppe Conte in un'intervista sulle tv tedesche ha spiegato il proprio punto di vista sulla necessità di un'azione comune da parte dell'Unione europea per gestire l'emergenza sanitaria ed economica legata alla pandemia da Coronavirus. Conte ha affermato che non si sta scrivendo una pagina di economia, ma una di storia. L'emergenza è tale da non responsabilizzare un singolo Paese, non si tratta di tensioni finanziarie, serve una reazione coesa, vigorosa, ordinata altrimenti l'Europa diventerà sempre meno competitiva nel mercato globale.
Davide Fifaco