Alla fine, l’accordo è stato trovato, ma quella che si è consumata sulle nuove misure anti Covid è stata una vera e propria trattativa, volte anche dura, fra governo e regioni. Il documento è stato firmato a notte fonda, dopo una serie di contatti e video conferenze fra governatori e leader di partito. Si tratta, ha detto il Premier Giuseppe Conte di sacrifici necessari per frenare il prima possibile la curva dei contagi e non essere costretto a ricorrere a misure più impegnative: “La curva sta risalendo lo vediamo negli ultimi giorni, e non ci possiamo permettere distrazioni e abbassare il livello di attenzione e concentrazione”. Le nuove regole anti contagio, ha aggiunto, “comporteranno sacrifici ulteriori ma siamo convinti che rispettando queste misure potremo adeguatamente affrontare questa nuova fase. Il nostro obiettivo è molto chiaro: evitare di far ripiombare il Paese in un lockdown generalizzato. L'economia sta ricominciando a correre, per tutelare l'economia e insieme la salute dobbiamo rispettare queste regole”.
“Dobbiamo migliorare i comportamenti anche in abitazioni private – ha spiegato -: l'evoluzione della curva si è innalzata soprattutto per dinamiche in ambito famigliare e amicale. Dobbiamo indossare mascherine se ci si avvicina a persone fragili, se si ricevono ospiti e vi invitiamo a limitare il numero di ospiti non più di sei e di non svolgere feste e party in casa, sono situazioni di insidie pericolose”.
Fra i temi più dibattuti c’è proprio lo stop alle feste nelle abitazioni private, un punto su cui lo stesso Giuseppe Conte aveva sollevato dubbi di costituzionalità, e che ha visto l’intervento del Quirinale per sbloccare la situazione, risolta con una raccomandazione.
Altro punto critico è quello delle limitazioni alle attività sportive, ma anche ai locali frequentati la sera: lo stesso presidente dell’Emilia Romagna e della conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini, ha sottolineato le difficoltà delle società che gestiscono gli impianti sportivi, a causa dello stop agli sport da contatto a livello amatoriale, e chiesto fondi per risarcire le perdite dei locali.
Critica anche la situazione del trasporto pubblico locale: se non sarà consentita una capienza di almeno dell’80 per cento dei mezzi, hanno fatto sapere dall’Associazione delle società di trasporto pubblico, c’è il “rischio di fenomeni di assembramento alle fermate e alle stazioni” e “s’impedirebbe a circa 275mila persone di beneficiare del servizio”.
Quello del trasporto pubblico è però un tema legato a un altro nodo fondamentale per il governo, quello della scuola: tenere aperte le scuole è una priorità per il governo che ha rinviato al mittente le richieste di alcuni governatori, come quello del Veneto Luca Zaia, di passare alla didattica a distanza almeno per gli ultimi anni delle superiori, che devono poter utilizzare i mezzi in orario per arrivare in aula in sicurezza. “La didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità” ha replicato la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ricordando che “i numeri e le analisi dell'Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole”.
Un dibattito intenso, da cui però ancora un volta sembra essere esclusa l’opposizione di centro destra, che ha reagito quando il ministro della salute Roberto Speranza aveva detto di contare sulle segnalazioni dei cittadini per controllare i comportamenti all’interno delle abitazioni, e ora chiede di essere coinvolta nelle decisioni.
“Noi vogliamo lavorare assieme al governo – ha detto il leader della Lega Matteo Salvini - lo chiedono gli imprenditori, i sindacati, le partite Iva, noi che siamo all'opposizione in Parlamento ma maggioranza nel Paese: gli errori della scorsa primavera dovrebbero aver insegnato che da soli non si va da nessuna parte”.
Alessandro Martegani
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