Con l’inno italiano ha preso il via la Cerimonia solenne del Senato italiano in occasione del giorno del Ricordo. In auli presenti molti studenti, anche perché in questa occasione sono stati premiati anche alcuni istituti scolastici che hanno partecipato ad un concorso sul tema indetto dal Ministero dell’istruzione con le associazioni degli esuli.
File rouge degli interventi istituzionali, dei due presidenti delle Camere Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico e dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il dovere morale di ricordare le foibe e l'esodo come risarcimento dell’oblio che calò più o meno strumentalmente sulla storia degli italiani di Istria, Quarnero e Dalmazia, esuli e rimasti, nel dopo guerra.
Il giorno del ricordo, quindi, come momento per onorare le vittime di quello che la Casellati ha definito un genocidio feroce, frutto di pianificazione, che portò migliaia di italiani a lasciare le loro case accolti non sempre bene in quella che era la loro madre patria.
Ed ai capitoli ancora aperti tra esuli e stato italiano ha dedicato il suo intervento il presidente della Federazione degli esuli Giuliano- Dalmati, Antonio Ballarin, che oltre a chiedere la revoca del cavalierato a Tito ha anche ricordato la Comunità Nazionale Italiana in Slovenia e Croazia, chiedendo di valorizzare i tanti sforzi fatti anche insieme agli esuli per promuovere la cultura italiana, soprattutto in questo anno in cui Fiume è capitale europea della cultura.
Il presidente Conte ha infine ripreso l’invito fatto da Fico a combattere i nazionalismi nascenti, ricordando come proprio nell’anno in cui nacque questa legge il 2004 la Slovenia entrò nell’Unione europea, dove oggi si trova anche la Croazia. Un progetto quello europeo, ha aggiunto, nato proprio contro gli odi nazionali che avevano devastato il continente, che ha fatto sì che oggi tra Italia e Slovenia non esistano più confini ma ci sia solo un grande spazio comune, che secondo lui non è da sottovalutare e che deve essere difeso dal rischio di nuovi odi.
La cerimonia si è poi conclusa con l’esecuzione di un altro inno: quello europeo.
Barbara Costamagna