“Non c'è alcuna emergenza: il premier Giuseppe Conte già a giugno ha chiarito al Consiglio europeo che la revisione del Meccanismo Europeo di Stabilità va inserita in un pacchetto di riforme. Senza una "logica del pacchetto", quindi, Roma, al Consiglio di dicembre, punterà al rinvio della riforma, per la quale serve un ok unanime”.
È questa la risposta di Palazzo Chigi alla polemica che ha investito il governo e che ha inaspettatamente unito nuovamente Lega e 5 Stelle.
Alla base della polemica il Meccanismo Europeo di Stabilità, o Mes, il fondo salva-Stati che può concedere linee di credito per dare sostegno ai Paesi membri in caso di crisi finanziaria e rischio default, ma chiedendo in cambio piani di risanamento anche molto impegnativi.
Tra il 2010 e il 2015 il Mes è intervenuto in cinque paesi: Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro, ma, cambio degli aiuti, i governi hanno dovuto sottoscrivere un "memorandum d'intesa” su una serie di riforme e accettare il controllo della "Troika" formata da Commissione, Banca centrale europea e Fondo Monetario Internazionale.
La riforma, peraltro definita sotto il governo gialloverde, ne amplierebbe la portata, ma Lega e parte dei 5 Stelle hanno accusato Conte di aver firmato autonomamente il testo che dovrebbe essere approvato a dicembre.
“Il sì alla modifica del Mes - ha detto Matteo Salvini - sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale”. Anche i deputati 5 Stelle della commissione Finanze hanno però chiesto un vertice di maggioranza, parlando di riforma peggiorativa.
Sul Tema, in pieno confronto sulla legge di bilancio, è intervenuto però il leader dei 5 stelle Luigi di Maio: Conte "non ha firmato nulla", ha detto, ma è giusto fare il punto sulla situazione perché "una riforma del Mes che stritola l'Italia non è fattibile".
Alessandro Martegani