Foto: BoBo
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Continua lo sciopero della fame di Alfredo Cospito, l’anarchico italiano ex militante della Federazione Anarchica Informale, detenuto da oltre 10 anni nel carcere di Bancali, in provincia di Sassari. L'uomo ha iniziato questa forma di protesta lo scorso 20 ottobre 2022 contro l’applicazione nei suoi confronti, dell’articolo 41-bis ovvero il “carcere duro” e l’ergastolo ostativo, per cui non può accedere ai benefici penitenziari che sono invece concessi ad altri incarcerati.

Cospito si trova in carcere perché ritenuto responsabile di due diversi episodi portati a termine e rivendicati dalla Fai. Il primo è l’esplosione di due ordigni piazzati davanti all’ex caserma degli allievi dei Carabinieri di Fossano, a Cuneo, risalente al 2 giugno 2006; è stato poi condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato a Genova, il 7 maggio 2012, l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.

Nei giorni scorsi, dopo gli appelli per il suo stato di salute lanciati dal suo legale e dal medico del carcere di Sassari, alcuni anarchici hanno protestato a Roma ed in altre città italiane, tra le quali Trieste ed hanno inoltre attaccato le sedi delle ambasciate italiane a Barcellona e Berlino.
Il medico di fiducia dell'anarchico aveva sostenuto che il detenuto era a "rischio fibrillazione", in considerazione dell'importante calo di peso e ne aveva sollecitato il trasferimento. Per questo motivo sarà ricoverato nel padiglione del Servizio assistenza intensificata della struttura carceraria di Opera, a Milano.

Un gruppo di attori, registi ed artisti italiani ha inviato un appello al ministro della Giustizia, Carlo Nordio con queste parole: "Alfredo Cospito è un detenuto anarchico in sciopero della fame da più di 100 giorni per protestare contro il 41 bis. Lo accusano di aver commesso una strage più grave di quella di Capaci e via D'Amelio. Lo accusano di un attentato che però non ha causato né morti né feriti. Per questo Alfredo ha iniziato una lotta con il suo corpo, una lotta terribile che lo sta conducendo alla morte, nella totale indifferenza di coloro che dovrebbero e potrebbero intervenire. Chiediamo di intervenire prima che sia troppo tardi".

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato la vicenda affermando: "lo Stato non si deve far intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari".

Davide Fifaco