“Non ho fatto scoperte importanti, ma ho lavorato sodo e seriamente” diceva l’astrofisica. Una donna unica nel suo genere, schietta, studiosa, curiosa e una grande attivista per i diritti civili. Paladina dei diritti delle minoranze, ha ricevuto un premio per la sua attività a favore del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. Da questo punto di vista considerava l’Italia come un “Paese arretrato che non sa cos’è il rispetto della libertà”. Nel 1964 arrivò a Trieste quando ottenne la cattedra di astronomia all’Università della città, dove le venne assegnata anche la dirigenza dell’Osservatorio, risultato che la rese la prima donna in Italia, e una delle poche al mondo, a ricoprire questo ruolo. È stata un punto di riferimento per giovani donne, alle quali diceva sempre “non sentitevi mai inferiori, procedete come ho sempre fatto io: combattive, piene di fiducia in voi stesse”. Erano poche al tempo le donne che operavano nel campo scientifico, ed è proprio “grazie a lei che ce ne saranno altre”, dice l’astrofisica Francesca Matteucci, persona indicata dalla stessa Hack come sua “successora”, che avrebbe preso il suo posto nella cattedra di Fisica stellare all’Università di Trieste, ma non solo in termini accademici, anche e soprattutto come “testimonial” al femminile.
Margherita Hack, la signora delle stelle, non era solo un’astrofisica, era anche una persona, ed era proprio questo che la differenziava dagli altri, ci metteva sempre qualcosa di personale nei suoi lavori. Ha fatto un mestiere che ai suoi tempi era considerato “da uomo”, per questo si è impegnata nel sociale e si è battuta contro le ingiustizie. È stata una divulgatrice che è riuscita ad attirare folle, una scienziata che esprimeva sempre le sue opinioni, magari in modo sfacciato, ma senza peli sulla lingua. Gli ultimi trent’anni della sua vita si è dedicata alla divulgazione scientifica. È riuscita a far incuriosire persone comuni, magari non interessate al campo di cui si occupava, ma con la sua personalità è rimasta nel cuore e nelle menti di tutti. A Trieste in particolar modo ha lasciato un segno importante, per questo il mese scorso è stato intitolato a lei l’Istituto comprensivo di Via Commerciale, e si è a lungo discusso della possibilità di dedicarle una statua, proposta che per ora non ha raggiunto un accordo unanime. Margherita Hack è stata tante cose, ha fatto tante cose, per passione, curiosità, per soddisfare il suo bisogno di sapere, ed è riuscita a lasciare un segno che durerà negli anni.
B.Ž.