È iniziato in mattinata, nell'Aula della Camera, il dibattito sulla fiducia al governo Draghi, che segue gli interventi dai banchi del governo. Tra discussioni, sospensioni per le dovute sanificazioni e la replica del premier, le dichiarazioni di voto si terranno in serata e la chiamata al voto di fiducia partirà attorno alle 20, slittato di due ore rispetto al primo appuntamento per ragioni di diretta tv sollevate da diversi gruppi.
Al Senato l'ex presidente della Bce ha ottenuta una fiducia larga, con 262 sì, 101 in più di quelli necessari ad avere la maggioranza politica, 40 i voti contrari, 2 gli astenuti. Una maggioranza ampia, che non supera però quella del governo Monti che ottenne ben 281 voti favorevoli, tutt'ora un record. A schierarsi contro, oltre i 19 parlamentari di Fratelli d'Italia, che sono stati quindi coerenti con quanto dichiarato alla vigilia, anche quindici senatori del Movimento 5 Stelle. Altri 8 pentastellati non hanno invece partecipato al voto, due però risultano assenti giustificati.
I no degli esponenti dei cinquestelle sono comunque diventati un caso interno. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, in un post sui social ha annunciato: "I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi. Mercoledì al Senato il Movimento 5 Stelle ha votato sì - spiega Crimi - non lo ha fatto a cuor leggero, è evidente. Ma lo ha fatto. Lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell'orientamento emerso in seguito all'ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore". Il post del capo politico pentastellato prosegue con le parole: "Tra l'altro, il voto sul nascente governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prende forma la maggioranza che sostiene l'esecutivo e l'opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all'opposizione".
Crimi conclude quindi spiegando che la decisione a qualcuno non piacerà, per tale motivo questi senatori non potranno più fare parte del gruppo parlamentare del Movimento allo stesso Senato. Crimi ha quindi invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo ed ha concluso con le parole: "Sono consapevole che questa decisione non piacerà a qualcuno, ma se si pretende rispetto per chi la pensa diversamente, lo stesso rispetto si deve a chi mette da parte le proprie posizioni personali e contribuisce al lavoro di un gruppo che non ha altro obiettivo che quello di servire i cittadini e il Paese".
Davide Fifaco