Tutti invitano alla calma, ma la decisione unilaterale della Pfizer di ridurre le consegne di vaccini per modificare gli impianti di produzione ha già determinato una frenata nella campagna vaccinale in Italia e, senza un riequilibrio delle consegne fra le regioni, rischia anche di compromettere i richiami.
Quella che era partita come una cavalcata, con il paese che aveva le cifre migliori in Europa con un milione e 200 mila persone già vaccinate, ha subito un brusco ridimensionamento e a poco sembrano poter servire le “azioni legali” ventilate sia dal Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, sia dai ministri del governo Conte, così come le rassicurazioni della multinazionale farmaceutica sul fatto che entro due o tre settimane tutto ritornerà come prima e ci saranno forniture addirittura più corpose di quelle promesse.
Solo ad Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta l’azienda ha assicurato la fornitura piena. Otto, tra regioni e province autonome, hanno però già somministrato oltre l’80 per cento delle dosi ricevute.
In alcune regioni la consegne erano saltate del tutto nelle ultime 48 ore, e i ritardi, delle consegne, fra altro più che dimezzate in regioni come il Friuli Venezia Giulia o il Veneto, hanno determinato il blocco della campagna per riservare le dosi ai richiami.
Uno scenario già deciso ad esempio in regioni come il Lazio, che aveva tenuto una riserva ma che si è vista tagliare le forniture del 30 per cento, ma anche in Friuli Venezia Giulia e Veneto, che hanno visto dimezzarsi le consegne. Le differenze nelle percentuali di riduzione sono fra l’altro state decise dalla Pfizer, una circostanza ritenuta inaccettabile dal governo e dalle regioni, che hanno concordato di redistribuire le dosi per uniformare la riduzione.
Per ora dunque sembra scongiurata la guerra fra le regioni che erano state più previdenti, tenendo una riserva, e quelle che invece hanno somministrato tutto quello che avevano e ora rischiano di mancare i richiami se non saranno rifornite. Il meccanismo in ogni caso sta già rallentando, facendo slittare l’obiettivo minimo: riuscire a vaccinare tutti gli ultra 80enni e i sanitari entro i primi giorni di marzo.
Alessandro Martegani
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