È stato firmato in nottata, in Italia, il nuovo Dpcm, dopo una lunga trattativa tra governo e Regioni sulle misure contenute. La più dibattuta quella della differenziazione delle chiusure sul territorio nazionale, con le amministrazioni locali a chiedere misure omogenee. Resta però il regime differenziato che divide l'Italia in tre fasce di rischio contagio a seconda dei 21 parametri elencati nel testo. Tra le poche modifiche apportate quelle sui parrucchieri: restano aperti anche nelle zone che rientrano nello scenario 4, a dispetto di quanto previsto nella bozza precedente.
Il tentativo che si sta facendo è di non paralizzare il Paese con un lockdown rigido. Le principali nuove misure sono quindi il coprifuoco dalle 22 alle 5, arco di tempo in cui saranno consentiti solo gli spostamenti motivati da necessità lavorative o di salute. Stop agli spostamenti nelle aree ad alto rischio, caratterizzate da scenari di elevata gravità. Questo provvedimento può riguardare intere Regioni o parti di esse. Nelle zone di massimo rischio prevista anche la chiusura dei negozi, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari. Ridotto al 50% il coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici di trasporto, con esclusione del trasporto scolastico dedicato. Promosso lo smart working ai massimi livelli sia nella Pubblica amministrazione sia nel settore privato, con ingressi differenziati del personale. La mascherina diventa obbligatoria alle scuole elementari ed alle medie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina stessa. Stop anche alle crociere ed ai concorsi pubblici, salvo quelli per il personale sanitario. Non sono state invece inserite nel Dpcm alcune richieste avanzate dalle Regioni, come quella di un decreto con indennizzi per le categorie economiche, da presentare contestualmente al Dpcm, del congedo parentale e della riconciliazione ed ancora l’esenzione per il 2020-21 dei tributi per tutte le attività economiche soggette a provvedimenti di chiusura. Sembrerebbe non sia stata accolta neanche la richiesta, ritenuta indispensabile da parte delle Regioni, di un contraddittorio per l'esame dei dati epidemiologici con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle aree a rischio.
Davide Fifaco