L'invasione dell'Ucraina avrà un impatto rilevante sull'economia italiana: è tutto il "Made in Italy" ad esserne colpito, con l'agroalimentare in testa, ma anche moda, arredamento e settore farmaceutico rischiano forti ripercussioni. Senza dimenticare il turismo.
In particolare, il maggior costo delle materie prime importate e dell'energia potrebbe portare il tasso di inflazione a toccare il 6% nel 2022, determinando minori consumi per 4 miliardi di euro.
Queste le stime di Confesercenti, che spiega che questo scenario è determinato dal maggior costo dei beni energetici e delle materie prime: in seguito all'avvio delle operazioni militari, i prezzi dell'energia hanno registrato un ulteriore rimbalzo, con quotazioni che rispetto a inizio d'anno segnano aumenti del 27% per il petrolio e del 52,4% per il gas.
Rialzo che si estende anche al grano, il cui prezzo d'acquisto è aumentato dell'11%. L'Italia importa il 64% del grano e il 53% del mais per il mangime del bestiame. L'Ucraina è il secondo fornitore di mais con una quota del 20%, la Russia è il primo fornitore mondiale di grano. I costi delle semine sono già raddoppiati. Triplicati quelli dei mezzi agricoli e dei fitosanitari.
In ballo, secondo i dati dei primi 11 mesi del 2021 dell'Agenzia Ice, c'è un volume di affari tra imprese italiane e russe, che ha superato quota 21 miliardi di euro, ai quali va aggiunto l'indotto con le aziende ucraine.
La a guerra congela quindi circa 27 miliardi di interscambio dell'Italia con Russia (21,7 miliardi) e Ucraina (5,4).
C'è inoltre il timore che le sanzioni possano colpire l'intera filiera del farmaco, dai medicinali ai principi attivi farmaceutici, da qualsiasi altro bene intermedio per la produzione di diagnostici, trattamenti e vaccini. L'Italia negli ultimi due anni ha esportato in media oltre 310 milioni di euro all'anno di prodotti farmaceutici verso Russia e Ucraina, importanti anche per l'export di tutta la filiera.
Davide Fifaco