Foto: Reuters
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Arriva ancora uno stop ai trasferimenti dei migranti in Albania predisposti dal governo italiano in seguito alla decisione della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma.

Gli egiziani ed i bengalesi che erano stati trasferiti dovranno quindi tornare in Italia. A cinque di loro era già stato negato il diritto di asilo secondo le procedure accelerate di frontiera, dunque le udienze sul trattenimento, per questi cinque, erano sostanzialmente inutili.

Sono ancora in valutazione le storie di altri due migranti, sui quali le commissioni territoriali non si sono ancora pronunciate, ma che comunque non potranno essere trattenuti oltre a Gjader.

Si ripete quanto già accaduto con il primo gruppo delle dodici persone di qualche giorno fa, con due novità: la prima è la disapplicazione del decreto Paesi sicuri, che il governo aveva preparato frettolosamente; la seconda è il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea, autrice della sentenza con la quale il 4 ottobre scorso ha stabilito che, ai fini del trattenimento di un migrante, un Paese può dirsi sicuro solo se lo è in ogni sua porzione di territorio.

Alla Corte Ue si erano comunque già rivolti in questi giorni il tribunale di Bologna, quello di Palermo e ancora quello di Roma.
Inoltre, i migranti del primo gruppo di dodici trasferiti a bordo della Libra avevano impugnato il rigetto delle loro domande di protezione internazionale. La stessa sezione per l'immigrazione del tribunale civile di Roma ha sospeso almeno quattro di questi "no" all'asilo per altrettanti migranti bangladesi ed egiziani. La motivazione, riportata nel dispositivo, fa riferimento alla decisione che dovrà essere presa a luglio del 2025 dalla Corte europea di giustizia a cui il tribunale romano si è appellato.

Negli scorsi giorni il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva chiesto ai magistrati di non criticare le leggi e alla politica di abbassare i toni. "E' il governo che vuole lo scontro", ha ribattuto la presidente di Magistratura democratica Silvia Albano, giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma.

Si tratta della stessa magistrata che non ha convalidato il trattenimento di uno dei primi dodici migranti nel cpr di Gjader, per la quale - solo qualche giorno dopo - è stata disposta una vigilanza per le minacce giunte sulla sua mail e sui social.

Davide Fifaco