Era stata la prima categoria a incontrare ufficialmente l’allora ministro del lavoro Luigi di Maio ma, come spesso accade in Italia, per sanare quella che appare come una palese ingiustizia è dovuta intervenire la magistratura.
La Procura di Milano, dopo un’ampia indagine, ha infatti notificato alle maggiori società di delivery come Uber Eats, Glovo, JustEat e Deliveroo, verbali che impongono di trasformare i cosiddetti Riders, gli addetti che effettuano le consegne, da lavoratori autonomi e occasionali perlomeno in “lavoratori coordinati e continuativi“, ossia parasubordinati. Basta quindi con il pagamento in base alle consegne, ma un fisso mensile e regole a tutela dei lavoratori.
Si tratta di un cambiamento atteso dai riders, che avevano denunciato da anni condizioni di lavoro inaccettabili, e che rappresentano un cambiamento epocale: si parla di 60mila lavoratori in tutta Italia che, ha detto il procuratore di Milano Francesco Greco, “non sono degli schiavi, sfruttati e sottopagati: si tratta di cittadini a cui viene sottratta la possibilità di avere le tutele dovute e le garanzie per il loro futuro “.
L’indagine era partita dal commissariamento per caporalato sui riders di Uber Italy, con una verifica delle condizioni e delle modalità di lavoro dei fattorini che ogni giorno, e sempre di più dall’inizio della pandemia, consegnano cibo a domicilio: i magistrati hanno accertato l’esistenza di un rapporto di dipendenza con le aziende, che invece gestivano i riders come se si trattasse di lavoratori autonomi, aggirando norme sulla sicurezza, previdenziali e retributive, visto che anche ai collaboratori coordinati e continuativi vanno applicate le tutele dei lavoratori dipendenti come, ferie, previdenza, o malattia.
La procura ha anche elevato multe per un totale di 733 milioni di euro per la violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori e sei amministratori delegati, e legali rappresentanti delle società sono stati indagati. C’è anceh un’indagine fiscale che ha coinvolto Uber Eats.
I magistrati hanno anche denunciato il metodo di gestione dei riders, la cui attività sarebbe regolata da un algoritmo che assegna i turni favorendo chi è sempre disponibile e penalizzando invece chi si ammala o sciopera.
Le società, che hanno tre mesi di tempo per adeguarsi alla decisione della procura, però sembrano intenzionate a resistere. Qualcuno si era già portato avanti, come Just Eat che aveva già annunciato l’intenzione di assumere i propri riders con contratti stabili, ma altre società hanno annunciato ricorso anche perché, accanto alle multe, ci saranno anche tutti i contributi arretrati da pagare.
L’intervento del tribunale di Milano è stato intanto apprezzato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, che si è complimentato con il procuratore Francesco Greco, e dai sindacati, che però puntano all’assunzione piena per i riders, e chiedono di avviare un tavolo di confronto con Assodelivery, l’organizzazione che rappresenta le società.
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