Ci sarebbero le ondate di calore, dovute ai cambiamenti climatici, alla base delle morie di cozze che sono state registrate nel corso dell’estate nei mari italiani.
È questa l’ipotesi alla base dello studio avviato dall’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Ancona, che punta a verificare la relazione tra l’andamento delle temperature del mare e i fenomeni di mortalità dei mitili, in particolare delle cozze del Mediterraneo.
Come riportato dal quotidiano La Stampa, si tratta di un fenomeno che si sta diffondendo nel Mediterraneo, ma registrato con più frequenza, con una mortalità che è stata quasi pari al 100 per cento, in alcune aree come la Costa del Conero, nelle Marche, o a Taranto. Anche più a nord, sulla costa della Romagna, le mucillagini hanno fatto stragi di mitili.
Secondo il CNR le boe che rilevano le temperature del mare hanno registrato picchi di calore ed anomalie termiche, con temperature del mare superiori ai 30 gradi centigradi, valori che, uniti alle mucillagini comparse nel medio e alto Adriatico, hanno fatto strage di molluschi.
Quando l’acqua è più calda, il bisso, l’insieme di filamenti che tiene attaccati i mitili, s’indebolisce e li espone alle correnti e alle mareggiate. I molluschi fra altro s’indeboliscono, rimanendo più esposti ai predatori.
Si tratta di un danno ambientale, ma anche economico, perché gli allevamenti di molluschi, già duramente colpiti dal granchio blu, rappresentano una fetta importante dell’attività ittica italiana.
A essere colpite dal caldo non sono però solo le cozze, ma una cinquantina di specie, fra queste anche spugne, gorgonie e ricci di mare.
Alessandro Martegani