Isolato dalle altre forze politiche, nel suo stesso partito e anche dagli esponenti del governo: è la non facile situazione in cui si trova Matteo Salvini, che con l’annuncio di una missione autonoma in Russia, poi abortita, sembra aver aggiunto una nuova riga alla lista delle mosse sbagliate, iniziata dalla crisi di governo annunciata al Papeete nell’agosto del 2019.
Che il leader della Lega fosse favorevole al dialogo con Putin non era un mistero, ma l’annuncio di un viaggio a Mosca non concordato né con il governo né con gli alleati, ha provocato l’immediata presa di distanze da parte della maggioranza e un gelo all’interno della Lega, e anche lo stesso Premier Mario Draghi, interpellato sull’argomento, non sembra voler essere tenero con il segretario del Carroccio, ricordando il legame dell’Italia e del governo con l'Unione europea e la Nato, una linea che l’esecutivo non intende abbandonare o mettere in discussione. “Non voglio entrare nei rapporti che i membri della maggioranza possono avere – ha aggiunto - ma è importante siano trasparenti. Questo è quanto”.
Sul caso però vuole vederci chiaro anche il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che controlla l’operato dei servizi segreti, che ha deciso di avviare un'indagine su Antonio Capuano, avvocato ma soprattutto stretto consigliere di Salvini, che avrebbe lavorato all'organizzazione del viaggio a Mosca. Il Comitato intende approfondire i rapporti avuti dal leader della Lega e dal suo consulente per la politica estera con la diplomazia russa dopo lo scoppio della guerra.
Non sono mancate le reazioni e le prese di distanza da parte delle forze politiche. Il segretario del Pd Enrico Letta ha chiesto al leader della Lega di chiarire i contatti con Mosca e Matteo Renzi ha ironizzato: “Il problema di Salvini - ha detto - non è se va a Mosca ma se torna: non può fare ogni volta tutte queste figuracce”.
Salvini ha contrattaccato accusando il Pd e il resto della maggioranza di parlare di armi e non di pace, ma il dato più preoccupante per il leader del Carroccio è il gelo all’interno del suo partito: nessun dirigente ha speso una sola parola a difesa del leader, che sembra sempre più in difficoltà e isolato. Fra i colonnelli della Lega, Zaia, Fedriga, Giorgetti, l’imbarazzo è evidente, e proprio Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, ha ricordato come “su questioni di portata mondiale, ciascuno deve dare il suo contributo ma all'interno di percorsi che sono molto molto complicati”, e di concerto con il governo”. A irritare i leghisti è stato soprattutto il fatto che Salvini avrebbe agito da solo, senza consultarsi nemmeno con il vicesegretario Lorenzo Fontana, responsabile Esteri del partito.
La missione diplomatica di Salvini si sta quindi rivelando sempre di più un maldestro tentativo di riprendersi la scena, con effetti disastrosi sull’immagine del leader della Lega, abbandonato anche dai dirigenti più fedeli, che non avrebbero più contatti diretti con Salvini e starebbero già guardando altrove in vista delle elezioni politiche.
Alessandro Martegani