Divisi dalle elezioni, dalla campagna elettorale, dai programmi e anche dai giudizi sugli esponenti del governo. Lega e 5 Stelle non sembrano poter ritrovare un punto d'incontro e il confronto elettorale sembra concentrato attorno alle componenti della maggioranza di governo.
Il premier Conte ha nuovamente fatto appello ai due leader, Salvini e Di Maio, temendo per la tenuta della maggioranza, ma i due sono ormai allo scontro aperto da settimane e la vicenda di Armando Siri, sottosegretario della Lega, e stretto collaboratore di Salvini, sotto inchiesta con l'accusa di aver ricevuto una tangente per inserire nella legge di bilancio un provvedimento favorevole a un imprenditore amico, ha peggiorato le cose.
"I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali o in Parlamento. - ha detto il ministro dell'Interno -: se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, allora chiudiamo i tribunali e diamo a qualche giornale la possibilità di fare politica".
"Anche Berlusconi diceva che i processi non si fanno in parlamento o sui giornali, e continuava a mangiarsi il Paese" ha replicato Di Maio, che continua a chiedere le dimissioni Siri, stroncando l'ipotesi di un'autosospensione, che sarebbe sostenuta anche dal premier Conte per uscire dall'impasse e permettere all'esponente del Carroccio di restare formalmente al suo posto.
Anche le elezioni in Sicilia hanno alimentato quella che ormai è una campagna elettorale perenne dalle elezioni politiche dello scorso anno: di Maio, nonostante il Movimento 5 stelle abbia perso Bagheria, anche se è al ballottaggio a Caltanissetta, ha valutato positivamente il risultato, ma anche Salvini, pur non sfondando in Sicilia, ha espresso soddisfazione per l'esito della consultazione, peraltro conseguito al Sud, dove continua a ottenere buoni risultati il centro destra unito.
Un ulteriore elemento che potrebbe portare alla rottura nella maggioranza dopo le europee.
Alessandro Martegani