Opposizione dura in parlamento, ma soprattutto un appello alle piazze per manifestare contro un governo ritenuto illegittimo e contrario alla volontà degli italiani.
Sia Matteo Salvini sia Giorgia Meloni hanno utilizzato il palcoscenico più seguito degli ultimi giorni, la sala stampa del Quirinale, per lanciare l’offensiva contro il nuovo governo Conte.
Salvini lo aveva detto fin dalle prime consultazioni: se fosse nato un governo Pd 5 Stelle la Lega avrebbe fatto appello al suo popolo e alla piazza. Un’iniziativa contestata da più parti, soprattutto per la sede scelta per lanciare l’attacco alla nuova maggioranza che stava nascendo, ma che il leader della Lega intende portare avanti con determinazione. "Prepariamo a esserci il 19 ottobre a Roma – ha detto -: penso a una grande giornata di orgoglio italiano, orgoglio – ha aggiunto - della maggioranza operosa, che vuole un governo che non nasce la notte a Parigi o Bruxelles e che per questo viene ricompensato”.
In piazza il giorno della fiducia al governo Conte scenderà però anche Fratelli d’Italia, come confermato da Giorgia Meloni, sempre al termine delle consultazioni al Quirinale: sarà una manifestazione, “senza bandiere di partito" e rivolta, hanno fatto sapere i responsabili del movimento, “a tutto il centrodestra e ai delusi del Pd e del M5s che in buona fede non possono che sentirsi gabbati”. Un’iniziativa che anche in questo caso solleva polemiche anche per l’annunciata presenza di movimenti di estrema destra come Forza Nuova.
Più moderata la risposta di Forza Italia che pur chiedendo le elezioni, Silvio Berlusconi non ha nascosto la preoccupazione per la svolta a sinistra del governo, non seguirà gli altri partiti di centro destra e intende opporsi alla nuova coalizione all’interno del Parlamento.
Si tratta però di una strategia che è nei piani anche di Matteo Salvini, in particolare sfruttando i tanti presidenti di Commissione della Lega, che potrebbero se non bloccare, perlomeno ritardare notevolmente tutti i provvedimenti presentati dalla nuova maggioranza Pd 5 Stelle. Si tratta di presidenti eletti anche con i voti del Movimento 5 stelle, ma il Carroccio ha già fatto sapere che non ha alcuna intenzione di farli dimettere.
Alessandro Martegani