In Italia, dopo il voto al referendum, è iniziato il dibattito sulla nuova riforma costituzionale. Il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, ha presentato la proposta del proprio partito, sul bicameralismo paritario che sarà depositata in entrambi i rami del Parlamento.
“Va posto il tema tra eletto ed elettore, perché è un tema sentito, rafforza la democrazia e la rappresentanza politica. Non la si può liquidare paventando il rischio di possibili degenerazioni, perché in passato si è votato con le preferenze per i Comuni, per le Regioni, per l'Europa. Semmai si può aprire la discussione sulla composizione delle liste. Un sistema proporzionale con la soglia al 5% garantirebbe il rapporto tra eletto ed elettore e pulirebbe il sistema dai rischi di finanziamento delle campagne elettorali. Un sistema perfetto non esiste, ma le preferenze vanno incontro a un'esigenza, vanno fatte senza distorsioni, salvaguardando la parità di genere, con norme che la prevedano". Queste le parole del segretario del Pd Zingaretti, presentando le idee per la riforma elettorale. Proprio sulla soglia del 5% Zingaretti sottolinea: "un numero che non è figlio della casualità, ma è una delle condizioni poste dal Pd per andare avanti, non ci sono margini di discussione. La soglia del 5% non è discutibile, non è messa lì a caso, ma è il frutto di un compromesso su un proporzionale con forti correttivi maggioritari per dare maggioranze certe". Per il segretario dem, il successo del sì è stato il primo passo per una nuova stagione di riforme che comprenderà la legge elettorale, i nuovi regolamenti delle Camere, le circoscrizioni del Senato. Inoltre, il bicameralismo paritario permetterebbe di rendere più efficiente la macchina dello Stato. Il percorso prevede confronti con i professori e nei palazzi della politica, in Parlamento, con i costituzionalisti e con il mondo della cultura, ma anche con chi ha fatto scelte diverse dal Sì, proprio per la preoccupazione che il taglio va ad influire sulla Costituzione.
Davide Fifaco