Non siamo ancora ai livelli dell’inizio del 2022, ma la salita dei prezzi di carburanti in Italia è evidente e preoccupa non poco i consumatori.
Il prezzo medio della benzina sulla penisola è salito a un euro e 96 centesimi al servito e a un euro e 82 al self, mentre quello del diesel a due euro e due centesimi al servito e a 1,88 al self. Il calo della scorsa settimana del petrolio aveva fatto sperare in una rientro dei prezzi, ma questa settimana il brent è tornato sopra gli 80 dollari al barile, facendo presagire perlomeno una stabilità se non un ulteriore rincaro dei prezzi.
Non è però solo l’aumento del petrolio a impattare sui prezzi dei carburanti in Italia: a far levitare le quotazioni è stato anche lo stop al taglio delle accise deciso dal governo Meloni, che non ha prorogato lo sconto del governo Draghi, una misura che costava quasi un miliardo al mese ai contribuenti, finanziata con l’extragettito proveniente proprio dall’aumento del prezzi dei carburanti, ma che il governo Meloni ha ritenuto non più sostenibile.
In molti però, organizzazioni dei consumatori in testa, fanno notare come gli andamenti dei prezzi dei carburanti non abbiano alcuna relazione con quelli della materia prima, tanto da spingere ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a chiedere alla Guardia di Finanza di effettuare un monitoraggio contro possibili speculazioni sui prezzi alla pompa.
Il Codacons, la maggiore organizzazione dei consumatori, si è appellato anche all’Antitrust, chiedendo di aprire un’istruttoria per verificare la possibile posizione anticoncorrenziale nel settore dei carburanti in Italia, e ha deciso di lanciare un boicottaggio nazionale dei distributori più cari, invitando gli automobilisti italiani a verificare i prezzi e a non fare rifornimento presso le pompe che applicano prezzi eccessivi.
Esplicito anche il ministro delle infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini: “Sulle accise parleremo con il presidente del Consiglio, ma sicuramente c’è della speculazione in corso sui prezzi della benzina ed è bene che la Finanza faccia dei controlli”. “Non ci possono essere – ha aggiunto - distributori che vendono la benzina a 1,7 euro e altri a 2,4. Evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo”.
L’aumento dei carburanti rischia di costare in media più di 360 euro all’anno a famiglia, ma soprattutto potrebbe alimentare ulteriormente l’inflazione, visto che in Italia l’88 per cento delle merci viaggia su strada, con prezzi che dipendono direttamente dal costo di benzina e gasolio.
Alessandro Martegani