Strade vuote, celebrazioni religiose annullate in tutto il paese, anche la cerimonia di Pasqua in Vaticano è svolta in una basilica di san Pietro deserta, pranzi nelle rispettive case e nessuna riunione di famiglia o visite a parenti e amici.
È stata una Pasqua strana quella vissuta dall’Italia, per la prima volta trascorsa in isolamento. La curva dei contagi sta dimostrando dei segnali di flessione, ma proprio per questo le autorità politiche e sanitare del paese non vogliono rischiare di fare un passo indietro.
Anche nelle ultime 24 ore i nuovi contagi sono rimasti sostanzialmente stabili,1.984 solo 12 in meno rispetto al dato precedente, portando a 102.253 i malati di coronavirus in Italia, anche se calano per il nono giorno consecutivo i ricoveri in terapia intensiva.
Per evitare spostamenti ingiustificati nel ponte di Pasqua sono stati istituiti controlli rigorosi nelle città ma soprattutto lungo le autostrade per evitare trasferimenti nelle seconde case.
Ne è un esempio Roma dove da venerdì ci sono posti di blocco su tutte le principali arterie di uscita dalla città, e la polizia locale ha effettuato 17mila controlli in sole 24 ore, sanzionando decine di persone che cercavano di raggiungere il litorale.
Anche le grandi città del nord come Venezia, Milano, Bologna, Torino sono deserte, visto anche il ponte pasquale ha tolto dalle strade anche i pochi mezzi e persone che ancora continuavano a lavorare nelle scorse settimane, ma non mancano segnalazioni nelle località di villeggiatura, con seconde case che hanno preso vita, o pranzi e grigliate organizzati fra vicini.
Comportamenti che vengono presi ad esempio da molti governatori, che non hanno apprezzato la pur limitata decisione del governo di riaprire alcune attività, come le cartolerie e le librerie. Come già accaduto in passato alcuni presidenti di regione hanno deciso di non seguire la linea del governo: una situazione che ha dato ancora una volta l’idea di un paese disunito, anche in un’emergenza senza precedenti. Le posizioni fra l’altro non sono univoche, e se il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha deciso di confermare tutte le ordinanze più restrittive, sostenuto anche dai numeri non confortanti degli ultimi giorni, in Veneto, anche provocatoriamente, Luca Zaia pensa a come garantire un ritorno al lavoro in sicurezza.
Alla ripresa delle attività, pur con limitazioni e non ancora fissata nel tempo, sembra però pensare anche il governatore della regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, il primo in Italia a ordinare misure restrittive, che però negli auguri di Pasqua ha ricordato, accanto al primario dovere di tutelare la salute dei cittadini, anche quello di pensare alla ripresa. “Mi auguro che il simbolo della Pasqua, Gesù risorto, possa rappresentare anche in prospettiva, nei mesi a venire, una nuova opportunità per il nostro territorio. – ha detto - Anche nel rapporto con il Governo, ho fatto presente la necessità di salvaguardare la salute, ma nel contempo anche imprese e lavoratori. Oggi la politica ha il compito di mettere insieme queste due necessità, per fa sì che si possa riprendere a lavorare con le dovute sicurezze e i necessari limiti. Come sapete sono stato il primo presidente a prendere misure restrittive, ma è necessario anche garantire che la gente possa lavorare nella massima sicurezza. Salute e lavoro non possono viaggiare in modo diverso uno dall'altro”. In Friuli Venezia Giulia intanto continuano a calare: l’ultimo incremento registrato è stato di 38 positivi, portando a 2.431 il numero totale. 195 il numero complessivo di morti da Covid-19 in regione.
Il nuovo traguardo a livello nazionale è quello del 3 maggio quando potrebbero ripartire alcune attività: anche la ministra della infrastrutture Paola De Micheli ha confermato che andranno pensate “riaperture graduali” e studiate “nuove modalità” sia della distribuzione dei passeggeri sui mezzi pubblici, accanto a “a una riorganizzazione del lavoro e della vita, che per esempio in termini di orario non obblighi tutti ad andare e venire dal lavoro nello stesso orario, modificando intensità e frequenze dei passaggi dei mezzi negli orari dove questi sono più necessari”.
Alessandro Martegani