Parliamo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, come elettrodomestici, computer, smartphone, pannelli fotovoltaici e non solo. Per il loro riciclaggio l’Italia si trova al quartultimo posto in Europa, con un tasso del 32,1%, rispetto alla prima in classica, la Croazia, che arriva all’81,3%. Questi dispositivi contengono grandi quantità di materie prime definite “critiche”, ovvero utili alla transizione ecologica, che però nella maggior parte dei casi vanno sprecate. Il passaggio alle fonti rinnovabili richiederà sempre maggiori quantità di questo tipo di materie prime, come il litio e le terre rare, ed è proprio per questo che il governo italiano ha istituito “un tavolo di lavoro per scovare eventuali giacimenti sotto il suolo” del territorio.
Secondo gli esperti però, per evitare l’indebolimento della transizione ecologica, l’Italia dovrebbe investire sul riciclo dei rifiuti elettronici, ma seguendo gli obiettivi europei, che si basano sulla “percentuale di rifiuti che vengono trattati rispetto a quanto immesso sul mercato nel triennio precedente”. Ma negli ultimi anni, in base alle statistiche, l’immesso dei rifiuti elettronici è cresciuto molto rispetto al tasso di raccolta, mettendo in difficoltà l’Italia per il raggiungimento degli obiettivi europei. Ma nel gruppo di rifiuti ricco di materie prime critiche ci sono anche le batterie. La situazione per l’Italia però non cambia più di tanto, in quanto, a differenza di poche eccezioni, non esistono impianti di recupero per batterie e accumulatori in Italia, ma grazie ai fondi europei, si sta lavorando per l’apertura delle prime installazioni di riciclo per le batterie elettriche, nella speranza di migliorare il riciclaggio dei rifiuti di apparecchiature elettroniche.
B.Ž.