L’accordo elettorale raggiunto fra il Partito Democratico e la federazione Azione/+Europa ha smosso le acque nel campo largo del centrosinistra. Da un lato l’intesa firmata da Letta, Calenda e Della Vedova ha rimesso in carreggiata la corsa dei Democratici che, secondo i sondaggi, erano in netto distacco. Dall’altro però la mossa ha spiazzato alcuni degli altri rappresentanti dell’area progressista. Il neonato Impegno Civico di Luigi Di Maio ha chiamato alla Farnesina il segretario Letta per capire i margini di manovra. Il cosiddetto diritto di "tribuna", almeno sulla carta, è aperto solo ai "leader" delle liste alleate, quindi eventualmente a Di Maio e a Bruno Tabacci, che a differenza del ministro degli Esteri potrebbe correre in un collegio uninominale. In attesa di chiarirsi le idee, Di Maio potrebbe declinare l’invito arrivato da via del Nazareno, come hanno già fatto Bonelli di Europa Verde e Fratoianni di Sinistra Italiana. Ai due non piace il richiamo al governo Draghi, che li vedeva all'opposizione su diversi passaggi, come quello sul via libera ai rigassificatori. Sempre più isolato Conte, che vorrebbe creare un progetto riformatore per il Paese.Il centrodestra invece prosegue spedito, forte anche di sondaggi sempre più lusinghieri. Aperta la partita dei collegi, in parallelo procede anche la stesura del programma. Il lavoro dei tavoli va avanti rapidamente: questo pomeriggio il primo incontro con gli sherpa dell'alleanza che hanno stabilito a tempi di record il metodo su come stilare il testo comune: un "Capitolo Zero" dedicato alle emergenze immediate, cui far seguire un programma vero e proprio di dieci punti.
Valerio Fabbri