Il Coronavirus aveva fatto la sua comparsa in Italia il 29 gennaio scorso, quando una coppia di anziani turisti cinesi era stata ricoverata all’ospedale Spallanzani di Roma con i sintomi della malattia, ed era risultata positiva al test.
Le verifiche avevano escluso possibili contagi nel paese, ma probabilmente il virus era già arrivato in Italia da tempo e si stava diffondendo. Una teoria avvalorata dagli studi scientifici su diffusione e tempi d’incubazione della malattia.
Il primo contagiato italiano ufficiale invece, è un abitante di Codogno, paese tutt’ora isolato, accanto ad altri 10 comuni del lodigiano, ricoverato in ospedale il 20 febbraio: da quel giorno la vita nel paese è rapidamente cambiata. Le verifiche sui contatti avuti dall’uomo, fra gli altri gli operatori sanitari, hanno fatto salire immediatamente i casi positivi, mentre il virus veniva trovato anche in Veneto, con in un focolaio a Vo’ Euganeo, paese in provincia di Padova, subito isolato.
Il giorno successivo è giunta anche la prima vittima, un anziano di Padova già ricoverato per gravi problemi di salute.
Il governo ha reagito immediatamente isolando le aree infette, ma il numero dei contagi ha iniziato a salire rapidamente, mentre con il passare dei giorni i casi positivi venivano scoperti anche a Milano, e il 23 arriva il primo decreto con le misure di prevenzione.
Cominciano anche le chiusure della scuole nella settimana dal 24 al primo marzo in Veneto, Lombarda, ma anche in Friuli Venezia Giulia, regione che fino quel momento non aveva avuto casi positivi. Il provvedimento sarà confermato dalle tre amministrazioni e in Emilia Romagna anche nella settimana successiva, accanto al blocco di tutte le attività sportive e ricreative, e la chiusura di cinema, musei, strutture pubbliche, mentre i casi continuano ad aumentare: erano 400 il 27 febbraio, mentre il governo decide un cambio di rotta sia sulla comunicazione per evitare il panico, sia sulle verifiche, che verranno fatte solo sui casi sintomatici.
Non mancano i contagiati eccellenti, prima un assessore della giunta della Lombardia, poi due assessori dell’Emilia Romagna, la sindaca di Piacenza, un consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, dove la malattia ha fatto la sua comparsa il primo marzo, spingendo l’amministrazione regionale a chiedere e ottenere la proroga della chiusura delle scuole per un’altra settimana. Il provvedimento viene assunto poi a livello nazionale, un atto senza precedenti nella storia del paese, il 4 marzo, accanto a una serie di misure come il blocco delle manifestazioni e attività sportive, per limitare il contagio, salito ormai a più di 3300 casi.
Un momento difficile, come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che l’Italia dovrà affrontare dimostrando unità e pazienza.
Alessandro Martegani