Era il provvedimento più temuto dall’Italia, quello su cui il Ministro degli esteri italiano Luigi di Maio, incontrando il segretario di Stato americano Mike Pompeo solo poche ore fa, aveva annunciato una dura resistenza, ma evidentemente la posizione dell’Italia non è bastata all’alleato americano.
Nella lista dei prodotti sottoposti a un dazio del 25 per cento, pubblicata dopo il via libera del Wto agli Stati Uniti a dazi per sette miliardi di dollari come compensazione per gli aiuti illegali concessi al consorzio aeronautico Airbus, appaiono infatti pecorino romano, parmigiano reggiano, provolone e prosciutto, prodotti che ora rischiano un seri contraccolpi. Si salverebbero invece l'olio d'oliva, il prosecco e in generale i vini italiani.
I danni stimati sono pari a un miliardo di euro per l’Italia: una parte minima rispetto ai 448 miliardi dell’export del paese, ma che comunque rischia d’incidere in una fase già difficile per l’economia nazionale.
I dazi dovrebbero scattare dal 18 ottobre, ci sono quindi poco più di due settimane per cercare di avviare una mediazione, che però appare in salita.
L’Italia fra l’altro è in buona compagnia in Europa: nell'elenco ci sono anche il whiskey scozzese, i vini francesi, l'Emmental svizzero e la groviera. La Casa Bianca ha fatto sapere di voler trattare con l'Unione europea, ma da Bruxelles sono giunte parole molto dure, e anche Roma non intende cedere: "L'Italia difenderà i suoi interessi nazionali su ogni campo, - ha ribadito luigi Di Maio - specie quello economico e commerciale".
Allo studio aiuti ai produttori colpiti dai dazi ma anche l’avvio di una campagna negli Stati Uniti a sostegno del made in Italy.
Alessandro Martegani