Un bonus per chi si sposa, ma a patto che lo faccia in chiesa. La proposta non giunge da una diocesi o da una organizzazione cattolica, ma dalla Lega, che ha presentato una proposta di legge che va in questo senso e che ha sollevato un vespaio non appena è stata resa pubblica.
Lo scopo del provvedimento, che non ha precedenti in Italia, nemmeno negli anni in cui dominava la Democrazia cristiana, sarebbe venire incontro al settore del wedding che ha subito gravi perdite negli ultimi anni, con un bonus che può arrivare fino a 20 mila euro a coppia e che verrebbe attribuito attraverso detrazioni. La versione iniziale del provvedimento rilevava come il calo dei matrimoni religiosi negli ultimi due anni fosse doppio rispetto a quelli con rito civile, (meno 67,9 per cento contro il meno 28,9 dei riti civili): i matrimoni sono raddoppiati nel 2021, ma evidentemente non basta alla Lega che sottolinea come la perdita non sia stata recuperata
Il bonus, riservato alle coppie under 35, con cittadinanza italiana da almeno 10 anni e con un limite di reddito, è stato riservato dal Carroccio ai matrimoni cattolici perché “il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso”, e per incoraggiare i futuri sposi a frequentare i corsi prematrimoniali previsti per i matrimoni in chiesa.
Un ragionamento che contrasta però con l’eguaglianza fra i cittadini e la Costituzione, che prevede uno stato laico, e che evidentemente non ha fatto breccia nell’aula parlamentare, perché le reazioni sono state immediate e tutte negative, anche nella maggioranza, tanto da costringere i proponenti a fare una rapida marcia indietro: il vicecapogruppo della Lega al Senato, Domenico Furgiuele ha fatto sapere che “durante il dibattito parlamentare il provvedimento sarà allargato a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no".
Le polemiche però erano già partite: Palazzo Chigi ha fatto sapere che la proposta è una iniziativa parlamentare e non è allo studio del Governo e il ministro della Difesa Guido Crosetto ha confermato che il bonus nozze non fa parte della manovra, e “non è mai passato in mente a Palazzo Chigi di dare un premio a chi si sposa in chiesa”. Anche il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha liquidato la vicenda con una battuta.
Ancor più esplicite le opposizioni, che hanno ricordato come l’Italia non sia uno stato confessionale: "Siamo ancora al Papa Re" ha detto Mara Carfagna di Azione, mentre la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi, parla di "proposta assurda e di manovra populista". Per Benedetto della Vedova, esponente di Più Europa, si tratta di una proposta che s’inserisce “nel solco reazionario della destra sovranista” perché, “il beneficio andrebbe riservato a italiane e italiani da almeno 10 anni e che scelgono il matrimonio religioso, ovviamente rigorosamente etero: una perla – ha concluso - di analfabetismo costituzionale".
Alessandro Martegani