La trattativa su Alitalia, in amministrazione controllata ormai da 900 giorni, sembra non giungere mai alla spinta finale.
L’offerta vincolante della cordata formata da Delta Airlines, Ferrovie dello Stato e Atlantia avrebbe dovuto giungere entro l’inizio del mese, ma le differenze di vedute sul futuro della compagna di bandiera italiana, che continua a perdere più di 700 mila euro al giorno, hanno nuovamente allungato i tempi, dopo un anno di trattative.
I commissari di Alitalia hanno ricevuto una lettera in cui Gianfranco Battisti, numero uno di ferrovie dello Stato, ammette che “non vi è ancora accordo tra i partner della potenziale cordata”, e si sono presi due giorni di tempo prima d'inviare una posizione ufficiale al ministero dello sviluppo economico.
Fra i punti critici ancora in discussione il coinvolgimento di Lufthansa, che però sarebbe disposta a partecipare al progetto di rilancio della nuova Alitalia, ma non a entrare nel capitale. L’investimento totale per il piano di rilancio si aggirerebbe fra gli 800 milioni e il miliardo di euro: anche per questo il piano abbozzato prevede un obiettivo di riduzione dei costi di 350 milioni, e 2800 esuberi, un altro punto che sembra difficilmente digeribile per il governo.
Lo stesso esecutivo, visti i ritardi nella presentazione del piano, potrebbe intanto essere chiamato a intervenire nuovamente con almeno 250 milioni per riempire le disastrate casse della compagnia.
Un quadro d’incertezza e confusione, in cui non viene esclusa nemmeno l’ipotesi della liquidazione, tanto da far ipotizzare l’apertura di contatti con il tribunale di Civitavecchia, responsabile dell’amministrazione controllata della società di bandiera italiana.
Alessandro Martegani